Regia di Tim Burton vedi scheda film
Quando si dice che Tim Burton mette sullo schermo delle fiabe lo si dice perché il suo stile gotico, nero, talvolta macabro è quel marchio di fabbrica che trasforma un regista cinematografico in un grande autore.
Il caso de “La fabbrica di cioccolata” è un tipico caso di favola burtoniana, ma elevata al quadrato! Perché all’usuale, inconfondibile stile autoriale del regista americano va aggiunta una storia che già di per sé è una piccola favola.
Charlie, bambino economicamente disagiato ma dall’animo forte e nobile, vive nella città in cui il mitico Willie Wonka (Johnny Depp) fabbrica il cioccolato più famoso e buono del mondo. L’ammirazione per Wonka è immensa. Figurarsi cosa accade a Charlie quando il cioccolataio indice un concorso che permetterà a 5 bambini di visitare la sua inespugnabile fabbrica ed addirittura ad uno di loro di vincere un premio speciale…
Il film è un remake non pedissequo del film del 1971 con Gene Wilder protagonista. Il tocco di Burton fa della storia una delle più gaie mai trasposte sul grande schermo. I difetti ci sono: la demagogia di alcune scelte, un finale bello ma moralistico, nonché piuttosto scontato, ecc, ecc, ecc… Eppure il giudizio sul film è assolutamente positivo. Lo stile di Burton, la bravura di Depp, le musiche di Danny Elfman: sono un connubio talmente collaudato e talmente vincente che la demagogia di sopra si fa mero ottimismo ed il finale perde d’importanza a fronte della denuncia sociale di un film che trasla la figura del bambino nella modernità; una traslazione esemplificativa che permette a bambini-mostri di surclassare le atrocità (poi rivelatesi innocue) di una fabbrica che sembra un enorme inferno dantesco fondato sulla redenzione che si esprime applicando il contrappasso.
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