Regia di Nora Ephron vedi scheda film
Dopo "Amori & incantesimi" di Griffin Dunne, a fianco di Sandra Bullock, Nicole Kidman torna a vestire i panni di strega: il risultato, purtroppo, è altrettanto deprimente ed inutile. Ispirato all'omonima, frizzante, serie televisiva degli anni sessanta con protagonista la maliziosa Elizabeth Montgomery, il nuovo film di Nora Ephron (anche autrice, con la sorella Delia, della asfittica, sciagurata e moscia sceneggiatura), realizzato ben cinque anni dopo "Magic Numbers", sfortunato film con John Travolta oltre che pesante ma non del tutto meritato fiasco al botteghino, è sciocco, noiosissimo ed inconsistente. Spesso irritante e fastidioso, quando non riciclato (la sequenza in cui Isabel comanda a bacchetta Jack impedendogli di recitare correttamente le battute del copione è presa pari pari da "Una settimana da Dio", dove la vittima degli scherzi di Jim Carrey, peraltro prima scelta per il ruolo di Jack, era l'anchorman Steve Carrell, qui in partecipazione "straordinaria" del tutto superflua ed indigesta - è lo zio Arthur). Non folgorante, ma all'inizio quanto meno efficace poi sempre più macchinosa, l'idea del gioco metacinematografico per cui la protagonista Isabel, strega scesa sulla terra e decisa ad iniziare "una vita ordinaria e banale" senza magia ed incantesimi ("Voglio essere come tutti gli altri: sono stufa di schioccare le dita e ottenere quello che voglio!", dice al papà) viene ingaggiata per interpretare il personaggio principale nel remake televisivo della serie tv "Vita da strega". L'unico momento brillante è infatti il provino di Isabel con le domande improvvisate di Jack Wyatt che le chiede di fingere di essere una strega, cosa che ovviamente le riesce benissimo, oltre alla simpatica sequenza in cui Isabel, non riuscendo a collegare i cavi della tv al dvd servendosi delle istruzioni del manuale, seccata decide di risolvere il tutto con le sue arti. Il resto è imbarazzante, futile, impalpabile e senza senso. La parentesi romantica è fiacchissima, stiracchiata ed al di là del prevedibile, gli equivoci sono infantili, i trucchetti con cui Isabel sistema le cose sono piuttosto anonimi (vedasi come si libera della ingombrante moglie di Jack), gli sviluppi narrativi ai minimi termini, certe parentesi davvero brutte (tutta la parte in cui Jack, causa una fattura di zia Clara, stravede per Isabel ed arriva a cantarle una canzone è orrenda e maldestramente sopra le righe), il gioco delle citazioni ormai è abusato e ammuffito, il ritmo è da ninna nanna (se si esclude la vivace sequenza danzante sulle note di "Bewitched" cantata da Steve Lawrence). Di magia, poi, nemmeno l'ombra. Il tentativo di riesumare la commedia classica e sofisticata con tanto di schermaglie amorose e ripetuti scambi di velenose battute può definirsi fallimentare. A differenza poi di altri suoi film, la distratta ed annoiata Ephron non riesce a sfruttare nemmeno un cast sulla carta interessante. La Kidman è evanescente come ne "La moglie perfetta" (altro remake goffo e incolore, ma più dignitoso) e si limita a fare le mossette con il suo bel nasino, ormai diventato il suo tratto distintivo, dato che con il naso posticcio di Virginia Wolf ha vinto l'Oscar: nonostante il naso, però, l'attrice non sembra avere molto fiuto, visti gli orrendi e discutibili film che continua a scegliere. Peggio di lei l'insopportabile, esagitato, urlante e per nulla comico Will Ferrell, (di lui nel film si dice: "Assomigli a Don Johnson, ma la brutta copia!") alle prese peraltro con un personaggio insulso, scipito e privo di novità (un attore vanesio e egocentrico che tiene accesi tutti i televisori della casa per sentire cosa si dice di lui nei vari programmi): il doppiaggio di Pino Insegno peraltro non aiuta e non riesce a dare nerbo a una prova opaca e monocorde. La sua sintonia con la Kidman poi è inesistente: non a caso i due sono stati premiati ai Razzie Awards come peggior coppia sullo schermo. Incredibile infine lo spreco di due giganti della scena come Shirley MacLaine e Michael Caine, relegati in due ruoli d'accatto, indegni del loro superbo talento: i due, ritrovatisi su un set cinematografico a distanza di oltre trent'anni dallo spassoso e brillante "Gambit", avranno ripensato con malinconia e rimpianto ai tempi in cui Hollywood sfornava a getto continuo commedie magiche ed irresistibili. Un dubbio: Jason Schwartzman che interpreta Ritchie, l'agente di Jack, sembra ripetutamente fare il verso al Tom Cruise di "Risky Business": il tutto è casuale o voluto? Ultra meritate comunque le diverse candidature ai Razzie Awards (peggior attore, peggior regia, peggior sceneggiatura, peggior remake) a conferma della debolezza e della vacuità di un'opera oltre modo deludente e sconcertante che, peraltro, anche al box office ha ottenuto risultati ben più magri delle aspettative (60 milioni di dollari negli States a fronte di un budget di oltre 80). Scarsissimo anche il seguito in Italia: poco meno di 3 milioni di dollari di cui la metà nei primi tre giorni di programmazione: il passaparola è stato letale. Del resto anche nel film, a proposito della serie che il protagonista sta per realizzare, un giornalista chiede se non si tratti di un "volgare tentativo di commercializzare sulla nostalgia, anziché rischiare nuove idee." Ringraziamo le sceneggiatrici per averci tolto le parole di bocca e sottoscriviamo in pieno il pensiero. Meglio lasciare in pace il ricordo di mitiche serie tv (leggi anche "Starsky & Hutch", "Charlie's angels", "Il Santo" e "Hazzard"): rifatte al cinema producono solo disastri improponibili. "Una strega in paradiso" con James Stewart, Kim Novak e Jack Lemmon e "Ho sposato una strega" di René Clair con Veronica Lake e Fredric March (vera fonte di ispirazione del telefilm originario) nel confronto vincono impietosamente 10 a 0, ma anche il nostro "Mia moglie è una strega" con la coppia Renato Pozzetto/Eleonora Giorgi vale decisamente di più. Per il ruolo della Kidman si erano prese in considerazione anche Cameron Diaz, Jennifer Aniston e Gwyneth Paltrow, mentre per quello di zia Clara la prima scelta era Joan Plowright. Prodotto tra gli altri dalla regista Penny Marshall ("Big, "Ragazze vincenti"); musiche di George Fenton, strano a dirsi ma collaboratore abituale di Ken Loach.
Voto: 4
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