Regia di Jan Kounen vedi scheda film
Gran bel atipico western che purtroppo non ha nulla a che vedere con i nostri Spaghetti, ma che contestualizzando nel "teatro di tutte le umane passioni", lo spiritualismo shamanico riesce a creare un prodotto diverso, originale e piacevole. L'iconografia ricorda il nostro western all'italiana, i personaggi sono brutti, sporchi, e cattivi e gli spazi aperti hanno un'anima italiana davvero efficace. Peccato per la regia che è troppo virtuosa per un western. Se è giusto che il suo linguaggio cinematografico non sia più quello classico degli anni '50 o quello accademico dei manieristi film americani dei '90 (eccenzion fatta per quelli del vecchio Clint, di Costner e per un pugno di western originali), il film di Jan Kounen non ha saputo far tesoro della lezione italiana, od anche peckinpahniana ed eastwoodiana, che rimane la migliore. La grammatica dei western nostrani, anche i minori, è ancora oggi la più efficace ed incisiva, ed è quella che meglio si adatta all'immaginario della frontiera.
"Blueberry" rimane comunque una produzione coraggiosa che rispolvera a suo modo il genere dei generi realizzando un'opera che stilisticamente è apprezzabile. Bella anche l'idea del duello finale che invece di consumarsi nella main street dovrebbe svolgersi a livello medianico. Peccato che tutto questo finale sia solo un'esagerazione barocca di sfarzi digitali inutili che davvero rovina la straordinaria atmosfera che si era riusciti a creare fin lì.
Vincent Cassell credibile. Borgnine tenerissimo. Michael Madsen e Geoffrey Lewis, due "cattivi" di professione, si sfidano l'uno con l'altro fino a quando il primo non schiaccierà il secondo.
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