Regia di Catherine Hardwicke vedi scheda film
La storia dei tre ragazzini che cambiarono il modo fi fare skateboard.
Sebbene sia scritto da uno dei protagonisti della vicenda (già regista del documentario "Dogtown and the Z boys, sempre sullo stesso argomento, e più riuscito) il film sbanda pericolosamente nei territori del banale e già visto.
I modelli sono chiaramente Cameron Crowe e il capolavoro di John Milius, "Un mercoledì da leoni", ma i risultati sono ben lontani.
La regista (che già aveva diretto l'ipocrita e falso "Thirteen") crede che per cogliere lo spirito di un epoca bastino una vagonata di classici del rock in colonna sonora (perfetta da questo punto di vista, da Bowie, ai T - Rex, sino agli Stooges, Deep Purple e Hendrix), una fotografia un po' sporca e la macchina a mano.
Le vicende dei protagonisti si dividono in bene e in peggio: il loro mentore, nonchè creatore delle tavole, l'inquieto Skip (Heath Ledger, in un ruolo che ricorda il Bear del film di Milius), verrà abbandonato, e si rifugerà nel alcool.
Jay, con mamma a carico, sprofonda nella droga. Stacy e Tony diventano ricchissimi.
Tutto messo in scena come in un film tv di lusso, con supremo sprezzo del ridicolo, attori di norma bellocci e mediocri (si salva Ledger), paesaggi da cartolina ritoccati vistosamente al computer. Notevoli soltanto le sequenze di skateboard.
Il cinema indipendente USA che batte in ipocrisia e moralismo quello mainstream.
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