Regia di George A. Romero vedi scheda film
Gli ultimi film di Romero mi ricordano molto il miglior Carpenter: ossia, saggi socio-politici travestiti da cinema di genere. Land of the Dead è meno geniale e radicale del successivo Diary of the Dead, il quale arriva a riflettere non solamente sui mali degli USA di Bush, ma su argomenti più ampi come i nuovi media virtuali ed interattivi e la mutazione, da essi indotta, del concetto stesso di verità/realtà/identità. In Land of the Dead si resta invece nell'allegoria politica, con gli eroi di turno che, se da una parte si riallacciano a tutta una tradizione cinematografica statunitense (d'altra parte lo stesso Carpenter era un fanatico di Hawks e i suoi personaggi arrivavano addirittura a passarsi i fucili come faceva John Wayne nel Dollaro d'Onore!), dall'altro incarnano le varie tipologie sociali create dall'economia (e dall'ideologia) contemporanea. Segregazione di classe, di razza, di genere, sfruttamento scriteriato delle risorse naturali, degrado suburbano, consumismo, isolamento, terrorismo, sonnambulismo delle masse contrapposto alla coscienza civile del singolo (peraltro, una figura quasi astratta e ideale, come si evince dalla vaghezza di dettagli con cui è delineato il biondo protagonista ed il suo passato): forse c'è troppa carne al fuoco e il ritmo non è sempre avvincente, ma complessivamente si può dire che Romero centri il bersaglio. Film trasparente, esplicito, apocalittico.
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