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Gandhi

Regia di Richard Attenborough vedi scheda film

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La recensione su Gandhi

di scandoniano
8 stelle

Richard Attenborough descrive la vita e gli ideali dell’eroe buono per antonomasia.

Trattazione agiografica della biografia di Gandhi, aiutata dall’interpretazione straordinaria di un Ben Kingsley che si rivela al mondo come un attore dal talento cristallino, capace di impersonare in maniera credibile un personaggio complicatissimo da portare in scena. Un film che nonostante, specie nella prima parte, si perda in numerose lungaggini (tempi morti, insistenza su dettagli marginali e mancanza di uno sfruttamento del tutto consapevole di dialoghi e musiche), dimostra una forza espressiva devastante, con cui si nascondono numerose incongruenze e difetti vari (principalmente di sceneggiatura). Il perché del fatto che “Gandhi” abbia raccolto una caterva di premi prestigiosissimi (tra cui ben 8 Oscar e numerosi Golden Globe) sta nella capacità di sfruttare al meglio una biografia eccezionale e di saper manovrare piuttosto consapevolmente l’enorme potenziale in termini di uomini (la scena del funerale del Mahatma è entrata nel Guinness dei primati per numero di comparse). L’operazione di casting inoltre si segnala per aver lanciato future star del calibro di Daniel Day Lewis e Colin Farrel (seppur ovviamente in ruoli marginali).

Sul piano della narrazione, di notevole importanza il flashback iniziale, raramente così funzionale e utile per lo sviluppo dell’intreccio: non una scelta modaiola (come accadrà spesso negli anni a venire), ma qualcosa di utile e funzionale all’intreccio (con una struttura ad anello in cui le primissime scene si congiungeranno giocoforza con quella finale, secondo una reiterazione - a distanza di 3 ore di pellicola - del vile atto di omicidio).

Regia allegorica (il film è lento e caparbio nelle sue convinzioni, ma raggiunge bene lo scopo) capace di compenetrarsi col protagonista: provocatorio e testardo, Gandhi è un eroe capace con fierezza e abnegazione di perseverare nei suoi scopi e diventare un punto di riferimento per un intero popolo. Dopo il succitato flashback iniziale, Attenborough mostra la formazione personale e culturale, le battaglie vinte a suon di “non violenza”, gli ideali e gli obiettivi; ma soprattutto gli squassanti e disarmanti metodi, alternativi e sempre pacifici con cui il leader indiano otteneva obbedienza e rispetto da tutti quasi per magia, mostrando inoltre come non abbia mai cambiato registro nonostante  il clamoroso potere politico e mediatico acquisito. Numerose le frasi da ricordare, ma forse quella più emblematica non viene proferita dal protagonista, bensì da una sua assistente, che nel finale, pronuncia la perfetta sintesi della vita del guru: “Forse inconsapevolmente, ma ha fornito al mondo una via di uscita dalla follia”.

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