Regia di Uli Edel vedi scheda film
Comprai svariati anni fa il romanzo autobiografico CHRISTANE F. NOI I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO, rimandandone sempre pero' la lettura, in quanto ho sempre preferito leggere prima il testo letterario e poi vederne la versione cinematografica e non viceversa. Dunque non so quanto il regista tedesco Ulrich Edel sia rimasto fedele alle pagine del libro. Il giovane ed esordiente cineasta, dirige un docu-dramma (anzi una docu-tragedia) di grandissimo realismo e attualita', sullo scottante argomento della dipendenza da eroina fra i giovani, che ancora oggi e' come un pugno nello stomaco, anzi il dolore sembra diventare sempre piu' forte col passare degli anni, in quanto il tema (poco trattato nel cinema) raramente e' stato affrontato con tale crudezza e drammaticita'. Una vera discesa agli inferi, nello squallore di una periferia berlinese dove sembra non splenda mai il sole. Quartieri dormitorio dove sembra non esserci una gran differenza con la parte est della citta', con androni che puzzano di urina, come ci tiene a precisare la giovanissima protagonista all'inizio del film. Una metropolitana brulicante di giovani tossicodipendenti (probabilmente veri) con espressioni assenti e volti consumati. Edel ci tiene alla rappresentazione di una Berlino alienante e degradata, ripresa prevalentemente con la telecamera in spalla, che fa da sfondo al dramma di Christiane, interpretata dalla studentessa quattordicenne Natja Brunckhorst con impressionante naturalezza e spontaneita', come bravissimi e intensi sono tutti i giovanissimi interpreti, rigorosamente dilettanti. Christiane e' una ragazzina della periferia berlinese con genitori separati. Le cose peggiorano quando la sorella piu' piccola decide di andare a vivere con il padre. Christiane ha comunque un buon rapporto con la madre, e anche il compagno di quest'ultima si sforza di essere sempre gentile e premuroso con lei, anche se Christiane non sembri apprezzare. Le nottate in discoteca e la frequentazione con Detlef, un'adolescente che si prostituisce per procurarsi l'eroina, portano la ragazzina a passare dai trip di acido alla siringa. Immagini livide e fotografia realistica, con situazioni scioccanti come il tentativo di disintossicarsi da parte dei due giovani protagonisti, in violente crisi di astinenza fra vomito e bagni di sudore. Un inferno che porta la protagonista e altre ragazze nelle sue condizioni a prostituirsi e a vendere i loro oggetti piu' cari, come Christiane che vende per pochi marchi la sua collezione di LP di David Bowie. Indimenticabile il finale, con la protagonista stremata che vaga per le strade della città fino all'età primissime luci dell'alba e apprende da un quotidiano della morte per overdose di Babette, una sua amica e coetanea. Christiane, in una ripresa al rallenty, gira la testa, per poi essere inquadrata a figura intera, con lei che avanza, sempre al rallenty, verso la telecamera, per dirigersi poi verso un bagno pubblico e iniettarsi quella dose che potrebbe magari mettere fine per sempre a quelle sofferenze. Un'operazione ammirevole, anche per via delle difficolta' di realizzazione, scegliere giovanissimi attori senza esperienza, che potevano per legge lavorare solo quattro-cinque ore al giorno per via della loro eta' non ancora maggiorenne e dunque con moltissimi limiti per le riprese notturne, per un film girato prevalentemente dopo il tramonto. Curioso come il promettente e talentuoso regista Ulrich Edel, si assentera' per ben otto anni dalla regia, per tornarci nel 1989 con ULTIMA FERMATA BROOKLIN, tratto dall'omonimo romanzo di Hubert Selby, un dramma sociale a sfondo proletario ambientato nella New York dei primi anni 50', esteticamente ben fatto, ma dimenticabile nel complesso. Seguira' il tronfio thriller erotico BODY OF EVIDENCE e una manciata di titoli di scarsa rilevanza, ad eccezione per l'interessante e didattico LA BANDA BAADER MHEINOFF, pellicola sugli anni di piombo in Germania e sulle Brigate Rosse tedesche.
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