Regia di Uli Edel vedi scheda film
Un pugno nello stomaco, vero, sincero e schietto.
In tanti hanno affrontato, nel corso degli anni, il difficile tema della tossicodipendenza, ma in pochi han saputo fare veramente centro.
Obiettivo che, questa bellissima pellicola, peraltro parecchio datata, colpisce completamente.
E lo fa per tanti motivi.
Principalmente perché evita tutti (o quasi) i luoghi comuni più vituperati, penso ad esempio al fatto che sono completamente assenti scene in cui la famiglia condanna l’atto.
Poi perché è crudo e non c’è niente da ridere (poi se qualcuno ce lo trova, allora è un altro paio di maniche).
Terzo, perché Berlino è da sempre centro nevralgico del divertimento giovanile internazionale (e lo dico da amante della vita da club … è la metropoli con i migliori locali underground del pianeta Terra, almeno cinque da infarto, si balla a qualunque ora del giorno e della notte) ed è perfetta per fare da sfondo.
Quarto, perché le musiche di David Bowie, anche senza considerare le scene del concerto, sono da pelle d’oca.
Quinto, perché comunque c’è un fiammella di speranza … la scena più bella film (ma una di quelle che in assoluto ho più impresse di tutto il pianeta cinema) è quella della corsa dei ragazzi, adolescenti ancora, con sottofondo del Duca Bianco, all’interno del centro commerciale, dopo una serata “brava”.
Mi ha trasmesso un profondo senso di libertà e, perdonatemi il gioco di parole, di liberazione.
La vita, se la vivi, ha tante sfaccettature che sopravanzano i canoni universalmente riconosciuti.
Questo film tira in ballo tanto e lo fa senza tirarsi indietro, mai.
Stupendo, per quanto ci voglia uno stomaco forte, perché la crudezza, assolutamente necessaria, è comunque preponderante.
Le azzecca tutte o quasi.
Ambientazione, stile narrativo, tecnica.
Direi che se l'è cavata molto bene.
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