Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Pellicola che non gode di grandissima fama ma che, tutto sommato, si lascia vedere. Alfonso Brescia, celebre in negativo (non sempre in modo giustificato) per una serie di piccoli sci-fi di fine anni settanta culminanti con La Bestia nello Spazio e per le sceneggiate napoletane di Merola, torna al giallo due anni dopo Il Tuo Dolce Corpo da Uccidere. Lo fa avvalendosi di un copione che non porta firme particolarmente autorevoli (a parte Aldo Crudo che scriveva anche per alcune collane di narrativa pulp). Nonostante ciò il risultato finale non è disprezzabile. Gli autori restano ancorati alla tradizione dei gialli di fine anni '60, tra i quali A... Come Asssassino (1966) di Angelo Dorigo e alcuni thriller di Umberto Lenzi. Certo, l'influenza di Dario Argento si fa percepire, con un paio di omicidi lievemente grandguignoleschi (colpi di rasoio sulla gola di una donna col vecchio trucco di procedere col dettaglio del rasoio e lo stacco d'inquadratura su un muro bianco attinto dagli schizzi di sangue). Interessante, ma non originale, l'utilizzo di un killer che uccide indirettamente sfruttando le paure, le debolezze, le gelosie e i difetti fisici delle vittime senza mai macchiarsi le mani. Alla base di tutto (ce lo spiegherà il didascalico finale) c'è una vendetta che parte da molto lontano. Brescia mischia abbastanza bene le carte e, allo stesso tempo, mette alcuni indizi che possono aiutare a comprendere chi sia a muovere tutti i fili del gioco. Sequenza determinante, per questo, è quella che vede la bella Patrizia Audiutori amoreggiare con Howard Ross, mentre Robert Hoffmann (attore inespressivo) ridacchia dalla finestra, già pianificando quanto poi sarebbe successo in seguito.
Importanti scene di nudo soprattutto della Audiutori (quasi integrale) e della meno procace Pilar Velazquez (topless), agghindata in modo da ricordare la connazionale e più conosciuta Soledad Miranda. Il plot, debitore dei primi gialli di Ernesto Gastaldi, ruota attorno a una famiglia borghese particolarmente facoltosa formata da un trio di donne (la terza è Irina Demick, che interpreta la madre di due figlie interpretate dalla Audiutori e dalla Velazquez) che si concedono al belloccio di turno, dimostrandosi tutt'altro che serie. Quest'ultimo, Robert Hoffmann, è un agente assicurativo incaricato di indagare sul caso dalla compagnia assicurativa con la quale il marito della donna ha stipulato un'assicurazione che prevede un milione di dollari in caso di morte. Evento che, tramite omicidio, si verifica il giorno stesso della stipulazione. Hoffmann non è l'unico a indagare, perché sul caso si muovono anche un collega più anziano (con cui è in competizione interna all'assicurazione) e un ispettore di polizia. I due ruoli sono affidati a due attori di peso ovvero Philippe Leroy e Adolfo Celi, veri e propri valori aggiunti all'operazione. Si notano poi importanti caratteristi quali Franco Ressel (il maggiordomo) e uno degli attori feticci di Sergio Leone ovvero Lorenzo Robledo (agente di polizia che segue la Velazquez) che pure non risulta accreditato.
Alfonso Brescia viene così a beneficiare di un cast artistico superiore ai suoi standard (dove le più in palla sono proprio le tre attrici) e dimostra di non essere quel regista trash come spesso viene tacciato di essere da chi non ha visto i film della sua prima parte di carriera (ricordo il buon western I Giorni della Violenza). Pur con diversi tempi morti e con una sceneggiatura che, nel primo tempo, allunga il proverbiale brodo, il regista romano porta a casa uno dei suoi migliori film. Belle le soggettive, i cambi di messa a fuoco e alcuni piano sequenza, ma soprattutto piace la messa in scena, preludio dell'epilogo, dove si offre un discreto squarcio notturno degno di una ghost story di matrice gotica.
Buona la musica di Carlo Savina, compositore non sempre ispirato (qua lo è). Fotografia sufficiente con momenti buoni.
Dunque un giallo di seconda fascia, vietato ai minori di 14 anni (per le scene di nudo) e ambientato in Spagna, che paga un ritmo a tratti inadeguato ma, alla fine, si rivela sufficiente e piuttosto quadrato. Più preponderati gli inserti erotici rispetto a quelli finalizzati a creare tensione (quasi tutti concentrati nel secondo tempo), aspetto che ha portato alla scelta di un titolo che fa pensare più a un trash movie (in odore di pornazzo) che a un film di rispetto. Consigliato ai fan del genere bis italico. Trasmesso per la prima volta in Tv da Cine 34 il 28 maggio del 2020, a coronamento di una lunga operazione di recupero meritevole di esser lodata.
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