Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Tanto per capirci, è uno dei migliori prodotti di Alfonso Brescia: sciatto (ma non orribile) nella confezione e non particolarmente originale, ma portato a termine senza lacune eccessivamente gravi nè sul piano formale nè su quello dei contenuti. La sceneggiatura firmata da Gianni Martucci e Peter Skerl è un modesto rimpasto di elementi stereotipati del giallo e del thriller: dal morto che si è appena assicurato sulla vita alla scia di crudeli assassinii inspiegabili, con un occhio al botteghino (già dal titolo infatti il lavoro scimmiotta i contemporanei successi di Lenzi, Martino e - perchè no? - Argento), che prevede anche l'inserimento di qualche sequenza sexy comunque abbastanza castigata. Il cast è interamente composto da seconde linee (Irina Demick, Robert Hoffmann, Howard Ross cioè Renato Rossini), se si eccettuano le comparsate di Adolfo Celi e Philippe Leroy, in quanto tali non incisive. Brescia lavorò fra la metà dei Sessanta e la metà dei Novanta licenziando sostanzialmente di tutto, dal peplum alla commedia scollacciata al film di guerra, ma si trovò a suo agio in particolare con i melodrammoni partenopei con protagonista Mario Merola. Qui infatti, complice anche la scarsa sostanza di fondo (l'intrigo svelato nel finale è persino cervellotico, dopo novanta minuti in cui succede poco o niente di sconvolgente), arranca un po'. 3,5/10.
Subito dopo aver stipulato un'importante assicurazione sulla vita, un uomo muore. Un ispettore va a indagare sul caso, ma nel frattempo si allarga la scia di cadaveri attorno al primo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta