Regia di Robert Wiene vedi scheda film
Una donna vestita di bianco, sposa sospesa nel sonno, davanti agli occhi di due uomini, attraversa l’aria, creando ricordi – case aguzze come denti, nella stanza geometrie dell’inquietudine, linee oblique, luci e buio che spezzano le normali percezioni, vicoli deformi, prospettive impossibili.
Le tende di una fiera, sul punto di precipitare, le parole di un imbonitore, la gente si avvicina, esperimenti di sonnambulismo, si aprono le ante di una cassa, il volto funereo, i profondi segni neri sotto gli occhi, uno sguardo che si sposta oltre, passato e futuro, le domande, malsane curiosità.
L’ombra di un omicidio proiettata su un muro, epifania di un assassinio.
Occhi magnetici, connessioni ipnotiche.
Il perimetro di un incubo, lungo cui scivolare, i passi silenziosi, un corpo addormentato, ponti onirici su baratri di angoscia, fughe dalle prigioni della veglia verso i pendii dell’inganno.
I corridoi della casa della follia, porte triangolari, libri misteriosi, una mistica della paura.
Ossessioni, scritte che appaiono e scompaiono nello spazio scenico, allucinazioni del linguaggio, come voci frenetiche nella mente.
Doppi immaginari, stanze senza uscite, una volta intrappolati in pensieri asimmetrici non si può tornare indietro.
La cura è ancora da trovare.
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