Regia di Robert Wiene vedi scheda film
L'ordine razionale dovuto ai cinque postulati su cui poggiava la geometria euclidea, che per millenni hanno governato i modell imatematici, posti alla base della creazioni spazio-architettoniche umane, sono definitivamente tramontate con la distruzione totale derivata dalla Prima Guerra Mondiale; Il Gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene (1920), fu il primo film a comprendere come il vecchio mondo con le sue regole logiche era oramai tramontato, devastato dall'irrazionalità di un conflitto, che ha sconbussolato ogni visione precedente, favendo sprofondare l'umanità in un incubo allucinogeno, una sonno collettivo, che ha fatto sprofondare tutti in una follia collettiva, di cui l'autorità al potere ne ha tratto il solo giovamento.
I riferimenti al rapporto individuo-autorità, sono stati ammorbiditi rispetto alla sceneggiatura originaria di Mayer e Janowitz, un'esplicita satira dell'ultra militarismo prussiano, che sotto la gestione del duo Hinderburg-Ludendorff, per ben tre anni dal 1916 al 1918, aveva di fatto esautorato ogni potere civile, per instaurare una dittatura militare, necessaria a detta loro per vincere il conflitto bellico, ma in realtà porterà il paese al disastro militare, arrivando a sacrificare centinaia di migliaia di giovani tedeschi inutilmente.
Però, ciò che il film ha perso in didascalie - in verità abbastanza prolisse e arzigottolate -, ha indubbiamente guadagnato in espressività scenografica, fotografica ed estetica, tanto che la pellicola è divenuta la fondatrice del movimento dell'espressionismo tedesco, una delle tante avanguardie rivoluzionarie, che nei vari campi artistici, si affermarono nella breve della repubblica di Weimar, durata poco più di un decennio, prima che l'avvento al potere del nazismo di Adolf Hitler, mettesse fine a tali correnti innovative.
Francis (Friedrich Feher), seduto accanto ad un uomo, in un luogo tetro e freddo all'aperto, racconta a quest'ultimo gli strani avvenimento avvenuti nel paese di Holstenwall, nel 1830, ad opera di un ostrano individuo, il dottor Caligari (Werner Klauss), il quale tiene sotto ipnosi un sonnambulo di nome Cesare (Conrad Veidt), capace di consocere il passato e predire il futuro su richiesta altrui, cominciando da quello di Alan (Twardowski), amico del narratore, di cui rivela la morte imminente all'alba.
L'avvenimento nefasto accade e Francis, non si darà pace, finchè non troverà il responsabile dell'accaduto.
Robert Wiene rompe con ogni concezione spazio-temporale, portata avanti dal cinema sino a quel momento, gli avvenimenti sono narrati sottoforma di flashback, arrivando a costruire un'embrionale non linearità della narrazione, che si lega con le strepitose scenografie e fondali allucinogeni, che proiettano la vicenda in un contesto straniante quanto irrazionale, un incubo frutto del narratore certamente, ma anche delle inquietudini di una Germania, che ha smerrito sè stessa, ritrovatasi improvvisamente senza punti di riferimento.
Walther Rohrig, Walter Reimann e Hermann Warm, autori delle scenografie, creano una realtà priva di riferimenti razionali, il trionfo assoluto della geometria non Euclidea, che finisce con il costruire atmosfere orrorifiche, tramite prospettive distorte, piani inclinati ed uso dei grandangoli, che deformano le immagini, come lo sono del resto i personaggi, sommersi da un trucco scenico molto pesante, dove si mira ad esprimere sensazioni visive, scaturenti nelle pulsioni più profonde della psicologia umana.
L'inquietante dottor Caligari, con quei capelli biancastri, corpo tozzo ed occhiali spessi, è la prima grande icona del cinema dell'orrore, l'immagine metaforica deformata di un'autorità grottesca quanto pervasiva, che punta a controllare pervasivamente il corpo del singolo, privandolo di ogni forma di coscienza, costrigendolo così a compiere azioni che da "sveglio" non avrebbe mai compiuto, mentre invece da "sonnambulo" farebbe senza neanche porsi domande, in quanto sotto totale potere dell'autorità; una chiara valenza di denuncia sociale, che finirà più che al passato come monito del futuro - legandosi perfettamente con la costruzione a flashback del racconto -, in realtà finirà per divenire tristemente una premonizione futura di Hitler-Caligari, che controllerà il popolo tedesco-Cesare, per 15 anni, portando la nazione ad un'apocalisse disastrosa peggiore della precedente.
Il celebre finale nel manicomio, indubbiamente depotenzia in parte l'invettiva socio-politica, per aprire però ulteriori analisi interpretative, basate sul doppio e l'impossibilità di distinguere la realtà dall'invenzione, come il dettaglio del primo piano sul viso del direttore, su cui si focalizza la mascherina prima di concludere il film; topoi largamente saccheggiato e copiato, da una marea di pellicole successive anche moderne - tipo Shutter Island di Martin Scorsese (2010) -, per non voler tacere dell'indubbia influenza estetica su tutti i grandi maestri successivi - Murnau, Lang, Welles, Hitchcock, Wilder e così via - , passando per le famose contaminazioni pop di Bava e più recenti di Tim Burton, per non tacere dell'impatto su tutto il filone animazione stop motion, che può portare a soprassedere su una regia di Wiene un pò troppo statica nella sua teatralità.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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