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Vita umile

Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film

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La recensione su Vita umile

di EightAndHalf
7 stelle

C'è umiltà nella sua superficiale indifferenza. Gli iperrealistici tableaux vivants a cui Sokurov da tanto ci ha abituato realizzano istantanee di una solitudine, creando una continua tensione verso la decodifica di una realtà isolata, idillica, in cui l'uomo reagisce come può alla sofferenza e al passato di morte, evocata dai kimono che l'anziana donna giapponese cuce dalla mattina alla sera come unico vero passatempo. Una vita mortuaria, all'insegna del lutto e della perdita. Il ricordo si trasfigura in ellissi pulsanti e tempi morti che resuscitano grazie alla poesia dell'immagine. Ancora Sokurov propone un ibrido di arti, dalla musica classica alla pittura, dalla poesia al cinema, per inserirci in un vero che noi non percepiamo, e che oggi si cela dietro l'affollato esistere. Mentre la nebbia circonda la luna (in un'immagine particolarmente suggestiva), la donna mangia, cammina facendo scricchiolare il legno della sua vecchia abitazione, in cui 'tutto sta respirando, tutto mostra imperturbabilità, ostinazione, permanenza', cuce, pensa guardando dalla finestra, si concede tutto il tempo per le azioni più semplici, e infine prega, ricorda, nasconde dietro le sue azioni ripetitive un animo lacerato. Sokurov è qui un fantasma, di cui ci scordiamo la presenza, e che la osserva, mentre lei sa di essere osservata. Ma non si tratta di un gioco voyeuristico, il penetrare dell'anima tipico del cineasta russo vuole offrire poetici quadri esistenziali, delicati e pudici, privi di morbosità e di piagnistei. L'anziana donna protagonista dedica la sua vita ai morti, vorrebbe parlare ma non lo fa, accoglie senza formalismi un fantasma (registico) che la viene a trovare nella sua casa, un fantasma che fa scricchiolare il suo pavimento e le siede accanto, cercando di colmare l'assenza. Eppure per lo spettatore il vuoto si riempie della vita inesausta e triste della protagonista, e tutto davvero finisce per respirare. Questo è uno dei pochi film della storia a suggerire soltanto il "nostalgico", a non esibirlo in maniera superba: per gli amanti di Sokurov, ordinaria amministrazione, per quelli che non lo conoscono, un ottimo esempio di immensità cinematografica.

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