Regia di Gianni Grimaldi vedi scheda film
Fra Un caso di coscienza del 1969 e questo Il fidanzamento del 1975, Grimaldi gira un totale di nove film (entrambi inclusi), sette dei quali hanno come protagonista Lando Buzzanca. Di per sè la cosa non sarebbe sconvolgente: basti pensare a sodalizi ben più nobili come quello fra Risi e Gassman, che hanno prodotto nell'arco di pochi anni una buona serie di titoli memorabili; ma il punto cruciale - preoccupantemente cruciale - della faccenda fra Grimaldi e Buzzanca è che praticamente tutte queste pellicole sono identiche nei contenuti. Ovvero: masculo siculo deve ostentare la propria virilità, ma i tempi sono cambiati e il 'macho' finisce annichilito. Qui al fianco dell'attore palermitano latitano le solite, apprezzabili spalle: i nomi più celebri nel cast sono quelli della co-protagonista Martin Brochard, di Riccardo Garrone e di Didi Perego e Anna Proclemer in parti minori; sceneggiatura a firma Grimaldi su un soggetto tratto da un racconto di Goffredo Parise. Il pretesto letterario veniva sfruttato spesso in quegli anni per conferire una patina 'culturale' a prodotti seriali e dozzinali come certamente è anche questo Il fidanzamento; budget ridotto, cast non eccelso, storia banale e poca fantasia davanti e dietro la macchina da presa. A questo punto, meglio la farsa sguaiata, scollacciata e iperbolica di un - per fare un esempio - All'onorevole piacciono le donne (Fulci, 1972). 2/10.
Il fidanzamento fra Luigi e Mirella comincia a non bastare più alla famiglia di lei, mentre lui non vuole saperne di 'prendere impegni'. D'altronde la virilità di Luigi esige la sospirata 'prova d'amore'...
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