Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Ci sono parecchi motivi, più o meno validi, per i quali un film di Visconti con protagonista Marcello Mastroianni ad oltre quarant'anni dalla sua uscita non viene passato in tv e nelle videoteche risulta introvabile. Il primo - e certamente il più pesante - è il rigetto che il regista stesso ebbe verso l'opera, ma questo inevitabilmente accadde a causa dei numerosi problemi che resero la lavorazione del film lunga (Visconti cominciò a parlarne nel 1965) e travagliata, in primis ai forti contrasti che il regista ebbe con la vedova Camus. E pensare che fra Camus e Visconti c'è un tratto di pensiero continuo (entrambi perennemente in odore di esistenzialismo, ateismo, nichilismo), tanto che questo film si sarebbe dovuto orientare, secondo una dichiarazione dello stesso regista, non tanto su una sceneggiatura quanto sul libro stesso, per garantire la maggiore adesione possibile al testo dello scrittore francese. Così ovviamente non fu: a scrivere la sceneggiatura intervennero Couchon, Robles, Visconti stesso e la fidata Suso Cecchi D'Amico; la produzione impose inoltre Mastroianni - che appare stanco e meno incisivo del solito - al previsto Alain Delon. Con tali presupposti si può cominciare ad immaginare perchè questo Straniero sia presto diventato uno scarto, una presenza ingombrante per Visconti, che pure ha dato del suo meglio per interpretare l'indifferente fatalismo del protagonista e le claustrofobiche vicende che lo colpiscono. Fotografia chiarissima di Rotunno, musiche di Piccioni, montaggio del fratello del protagonista; nel cast anche Bernard Blier, Georges Wilson ed Anna Karina. Nel confronto con la (straordinaria, è doveroso ricordarlo) pagina - come spesso accade - la pellicola perde, e perde di parecchio, purtroppo. 5,5/10.
Meursault, impiegato francese in Algeria, è imperturbabile di fronte a tutto: la morte della madre, l'amore di una collega, le confessioni del vicino di casa, sfruttatore di prostitute. Quando quest'ultimo lo coinvolge in un omicidio, però, per Meursault le cose si mettono malissimo: ateo, verrà giudicato da una corte fondamentalista cristiana.
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