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Undead

Regia di Peter Spierig, Michael Spierig vedi scheda film

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La recensione su Undead

di scapigliato
8 stelle

Fa ridere pensare che c'è gente che non sappia prendere sul serio l'horror, anche ridendoci sopra. L'operazione dei fratelli Spierig è interessante per più motivi. Dapprima: il substrato amarotiale, low budget, diventa una virtù capace di giocare molto sulle caratterizzazioni dei personaggi, sugli ambienti, sul montaggio e la fotografia. Non credo però che sia poi così tanto a low budget, visto gli evidenti effetti speciali digitali per nulla caserecci. Lontani da quelli della Dreamworks, magari, ma sempre molto professionali. Sicuramente l'emulazione del vicino di casa Michael Jackson è stata incisiva (sia per il gusto splatter che per la storia di alieni), ma i due fratelli prodigio sono andati oltre, anche grazie ad una produzione più professionale. Inoltre vanno tenute in considerazione tutte le idee stilistiche ed estetiche del film. Tra le più evidenti il chiaro riferimento al genere western. Il protagonista "pescatore" che spara alla Matrix è in debito su più fronti con lo Spaghetti-Western. La sua laconicità ricorda lo Straniero di Clint Eastwood nei film di Leone, e il suo volto è identico al giovane Rod Steiger di "Giù la Testa...Coglione!". Anche l'iperrealismo di cui è sempre protagonista nelle sparatorie, più che ricordare l'estetica da videogame di Uwe Boll in "House of Dead" (veramente mediocre), è un chiaro trait-d'union con l'iperrealismo nostrano e con quello di Sam Peckinpah. In più il pescatore si chiama Marion, come il vero nome di John Wayne, ma non so se sia voluta la cosa.
Passando all'horror, che insieme al western è il genere di cui mi nutro e mi drogo, ci troviamo davanti ad una pellicola spuria. E nelle sue sfacettature sa superare di gran lunga tutti gli horror fini a se stessi da "The Ring" a "The Grudge", passando per "White Noise", "House of Dead", ecc... Mixando l'ironia con il perturbante ne annulla le distanze e ci mostra con efficacia l'ironia del perturbante, e il perturbante di una certa ironia spiazzante. Come non vedere nel personaggio del poliziotto in pantaloncini corti, oltre che l'emblema delle istituzioni miopi il cui unico obiettivo è la forma, l'apparenza, la bella maschera da preservare, un chiaro elemento disturbante che cozza con la serenità mistica del protagonista pescatore. Ma non solo, il film attraversa anche i luoghi del on the road trasversalmente a quelli horror. C'è l'incontro/reclutamento dei protagonisti, a cui segue l'assedio (vero locus horris del cinema di paura) a cui è legata la fuga in pulmino. In questa fuga, per strada, i personaggi si incontrano meglio, e come negli on the road sviluppano un senso di appartenenza. Poi finiscono in centro dove la puasa ricreativa, dove si stemperano i drammi e le paure, si trasforma nel preludio sanguinario del finale, che è invece meno rocambolesco e più mistico. Infatti, non è difficile chiudere un'analisi del film sentenziando che il diverso ci ha salvati.
Ma ciò che più ci piace è lo spargimento di sangue e interiora davvero plastico e confortante che cozza con l'ironia di fondo. E' un po' un secondo livello, più estetico, del livello stilistico per il quale la fotografia fredda dell'intero film ci fa apparire i personaggi come dei cadaveri: anticipazione del loro ipotetico futuro. Perchè come sappiamo il finale, giocato nuovamente su un altro luogo horror, il contagio, ci riserva un capovolgimento di prospettiva che ci lascia spiazzati. In un film di Steven Spielberg saremmo caduti nel moralismo più patetico e vomitevole, gli Spierig invece buttano lì un finale interessante isolandolo per quello che è, senza fronzoli retorici di nessun tipo, infatti poco dopo lo nega nel finale drammaticamente più vero e poco confortante. Con "Undead" si ride e ci si gode un vero festival di cattiverie estetiche, a cui va aggiunta una direzione artistica e tecnica mirata. Si può dire che "Undead" ci azzecca là dove "Cabin Fever" cileccava.

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