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Esotika Erotika Psicotika

Regia di Radley Metzger vedi scheda film

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La recensione su Esotika Erotika Psicotika

di undying
8 stelle

Tra fantasia e realtà, tra immagini e sensazioni: spettatori e attori, a ruoli invertiti, tutti vivacemente coinvolti nella giostra inarrestabile che chiamiamo vita. Cinema metatestuale, in grado però di accostare a temi profondi un erotismo sottile, cervellotico e -proprio per questo- efficace.

 

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Una famiglia borghese, composta da padre (Frank Wolff), moglie (Erika Remberg) e figlio (di altro letto), si diletta nella visione di un film a luce rossa. Data l'insofferenza del figlio per lo spettacolo, decidono di uscire finendo in un circo, dove assistono ad una esibizione denominata "muro della morte" nella quale tre motociclisti offrono una pericolosa e spettacolare performance. Tra di loro è presente una ragazza (Silvana Venturelli), riconosciuta essere attrice nel film hard precedentemente visionato. Dopo averla invitata al castello di famiglia, con la scusa di un party, in realtà -procedendo con la proiezione- decidono di farle assistere al filmato. Durante la visione, però, non sono più sicuri che si tratti della stessa ragazza. Fatto sta che prima il padre, poi il figlio, quindi anche la madre subiscono il fascino della sensuale ospite, finendo in un modo o nell'altro a fare sesso -singolarmente- con lei.

 

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"Tutta la sua realtà d’oggi così com’è, è destinata a parerle illusione domani…": con questa spiazzante citazione pirandelliana, tratta da Sei personaggi in cerca d'autore, si apre The lickerish quartet. Il soggetto originario è di Metzger, sviluppato però in sceneggiatura da Michael DeForrest. Pirandello nella didascalia iniziale anticipa che siamo di fronte ad un film inusuale, soprattutto per l'epoca (1970). Infatti, per restare nell'ambiguità del preambolo, nessuno dei protagonisti si chiama mai per nome. Anzi, nessuno di loro ha un nome. L'operazione metatestuale prosegue, mostrandoci un "blue movie" in bianco e nero, proiettato su un telo, in un'ampia e lussuosa sala. Per tutta la durata del film, in una logica di inquietanti scatole cinesi, il punto di vista viene alterato. Fino alla fine, non sapremo mai chi è lo spettatore e chi invece l'attore. Alternando continui strappi avanti e indietro nel tempo (un rewind quando Wolff incontra sul torrione la Venturelli senza parrucca; Paolo Turco che fa sesso con la Venturelli in un campo, intravisto in alcuni fotogrammi anticipatori) Metzger gioca con la percezione, insinuando il dubbio che anche la vita reale sia, sotto sotto, un film. Parallelismo che si definisce nella sequenze finali, dove in un curioso "reverse", gli spettatori iniziali scambiano il ruolo con gli attori.

 

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Un lavoro complesso e stratificato (uscito anche nelle nostre sale con il titolo di La donna erotica), che richiede attenta visione e che, per essere completamente intuito, andrebbe rivisto più volte. Girato in buona parte nel castello di Balsorano, si avvale anche dell'ottima colonna sonora composta dal grande Stelvio Cipriani (accreditato nei titoli di apertura come Stephen Cipriani). Metzger dimostra una rara capacità nell'accostare ad un tema così profondo un erotismo esplosivo che decolla solo dopo cinquanta minuti ma che poi penetra nel profondo dell'animo. La Venturelli, bellissima, è un inno alla vita, alla gioventù, alla spensieratezza. Gioia, piacere, libertà: sensazioni che si esprimono anche nell'approccio ad un tipo sessualità libera, svincolata da legami o paletti.

 

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La scena in biblioteca è da antologia dell'erotismo: partendo dalle gambe perfette della Venturelli, mentre è sopra ad una scala (quindi in anticipo alla Antonelli di Malizia), Metzger prosegue sino ad arrivare all'amplesso. Benché nulla sia esplicito, l'alternato puntare in primo piano su alcune parole (testicles, penis, hole, copulate, fuck, sex, ecstasy) che adornano il pavimento, ai visi dei due protagonisti, assume una carica sensuale al cui confronto un film hard diventa cosa da educande. Il fascino della bellezza femminile, sollecitato anche dalla fantasia, permette qui al regista di rendere erotico persino l'ombelico di Erika Remberg: nella scena in cui, completamente nuda, subisce con piacere le carezze della Venturelli. Vedere per credere. Pellicola intrigante, girata con tecnica e intelligenza, in grado di vivificare i sensi in maniera garbata. Facendo cioè del suggerito e dell'implicito il vero motore delle pulsioni umane. Anche -e soprattutto- di quelle erotiche. 

 

"Nessuna buona azione rimane impunita." (Frank Wolff)

 

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"Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima." (Ingmar Bergman)

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