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I racconti di Viterburi - Le più allegre storie del '300

Regia di Mario Caiano vedi scheda film

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La recensione su I racconti di Viterburi - Le più allegre storie del '300

di undying
5 stelle

Uno degli ultimi esemplari del filone "decamerotico", scritto e diretto da Mario Caiano. Il film offre ben sette episodi, ispirati da "I racconti di Canterbury". Girato a Viterbo, motivo del "Viterbury" nel titolo, ossia frutto di un'ironica mescolanza tra Viterbo e Canterbury.

 

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Attorno a un pubblico lavatoio, indaffarate massaie raccontano sette storie: tutte a base di tradimenti coniugali, ma sempre a lieto fine per le astute mogli.

 

Matrimonio combinato (*1/2)

Madonna Brenda (Linda Sini) riesce a combinare il matrimonio per la figlia, individuando in Antonio (Gianni Greco) il marito ideale. Per rispettare un fioretto, la sposa però non potrà mostrare il volto al futuro coniuge sino al giorno delle nozze. A celebrazione compiuta, e velo calato, Antonio scopre che ha sposato una ragazza bruttissima, al limite del guardabile. Tanto brutta che,  nell'intimità, non riesce a compiere il suo dovere. Con la scusa di educare in camera da letto l'impotente marito, sarà Brenda, anziché la figlia, a trarre beneficio dal matrimonio.

 

Guelfi e ghibellini (**)

Il ghibellino Menico da Pistoia (Fausto Di Bella) tenta inutilmente di incontrare la bella Tonia (Raika Juri), ostacolato nei suoi propositi di conquista dal violento Jacopo della Quercia, padre della ragazza e avversario politico appartenente ai guelfi.

 

Bona nella casa stregata (**1/2)

Bona (Rosalba Neri), assieme al più anziano marito (Mario Frera) che ha sposato solo per interesse, trascorre la prima notte di nozze in una nuova casa, che si dice essere infestata. In realtà, nascosto nella dimora, l'attende l'amante Minchiotto (Giacomo Rizzo), che però viene ostacolato, nel tentativo di incontrarla, da un rude esorcista (Peter Landers) e da uno strano tacchino.

 

Il gambero (**)

Donna Fiora (Christa Linder), mentre fa il bagno in un fiume, viene penetrata da un gambero che le resta in grembo. La madre (Clara Colosimo), preoccupata per la sua salute, si rivolge a un medico che propone una strana soluzione: per estrarre il crostaceo occorre un'esca di "carne" e il donnaiolo Piero (Giacomo De Michelis) viene indicato come candidato ideale. Dopo l'accoppiamento con Fiora, Piero fugge urlando. In seguito Fiora lamenta la presenza di altri gamberi, nati dalle uova rimaste nella pancia. Notte e giorno è tutto un viavai di giovanotti che, dopo aver fatto sesso con Fiora, fuggono gridando. Almeno questo è quello che viene loro detto di fare dalla furba ragazza, che ha inventato la storia del gambero per potersi divertire con diversi amanti.

 

Inibizione (*1/2)

Gallinella (Rosemarie Lindt), moglie del contadino Nicolò (Toni Ucci), si dimostra spaventata dall'idea di adempiere, in camera da letto, al dovere coniugale. Quando alla fine cede, diventa letteralmente insaziabile, tanto da cercare di fare sesso con il marito in ogni contesto. Con il passare dei giorni, Nicolò appare sempre più debilitato.

 

Lavoro offresi (**)

Un brigante, in fuga dai gendarmi, aggredisce un vescovo (Renzo Rinaldi [1]) per rubarne il vestito. Giunto in prossimità di un mulino, attira le attenzioni di Amanda (Orchidea De Santis), la moglie di un mugnaio impedito sessualmente. Non immagina di essere solo uno dei tanti amanti della donna che,
d'accordo col marito, unisce l'utile al dilettevole, facendosi sorprendere nell'intimità e procurandosi così, oltre al piacere, anche la manodopera necessaria a far funzionare la macina.

 

In fuga (*1/2)

Il libertino, superdotato, Cecco da Viterbo (Roberto Dell'Acqua), viene raggiunto dal fratello di Chiara, una diciassettenne che ha reso gravida. Troverà il sistema di fuggire, per evitare di riparare al danno fatto con un matrimonio che non desidera.

 

"Gli uomini sono meglio come amanti, che come mariti."

(Riflessione di una lavandaia)

 

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Il versatile Mario Caiano (celato dietro lo pseudonimo di Edoardo Re) scrive e dirige, con buona competenza tecnica, un tardivo (tra gli ultimi del filone) esemplare di decamerotico. Il cast artistico è composto da un insieme di volti emblematici, ormai abitudinari agli intrecci boccacceschi, mentre il contenuto narrativo è impostato con la più classica struttura antologica. Si sviluppano, così, ben sette brevi episodi ispirati vagamente dai celebri "Racconti di Canterbury" (Geoffrey Chaucer, 1387 - 1388). Caiano pone particolare attenzione alla forma, occupandosi di rendere al meglio scenografie e punti macchina, ma è costretto a trascurare, per questioni produttive, la sceneggiatura. Gli episodi, infatti, sembrano essere stati scritti senza troppa cura e i personaggi appaiono poco più che macchiette, prive di una personalità che possa essere definita credibile. Colpa anche della brevità dei segmenti, alcuni ridotti a poco più che cortometraggio. Tecnicamente il film è un buon prodotto, nello standard della media, anche per il tipo di colonna sonora (opera di Franco Bixio), ma resta comunque meno spettacolare di altri titoli appartenenti al filone, poco ironico, apparentemente composto da racconti che restano quasi incompiuti.

 

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Edoardo Re: come trovare uno pseudonimo [2]


"Il titolo era mio, il film pure, però non me lo ricordo molto bene, perché di tanti film che ho fatto - e ne ho fatti tanti tra cinema e televisione, forse un'ottantina - è quello che mi ricordo di meno, quindi vuol dire che sono moralista, perché proprio l'ho rimosso. Perché siccome doveva essere un pò scollacciato, sulla scia di Canterbury... avevo un minimo di pudore nel fare queste cose un pò scollacciate. Tant'è vero che, quando firmai il contratto, alzai gli occhi sul calendario e vidi che era il giorno di San Edoardo Re e quindi l'ho firmato Edoardo Re! Era una cosa abbastanza ingenua, con delle cose scollacciatelle, così... boccaccesche; si vedeva qualche sederino, qualche natica. I nomi dei protagonisti (Chiappadoro, Minchiotto, Bonasono delle cose di una ingenuità bambinesca, da ragazzini: Chiappedoro, è proprio una cosa da scuola. I produttori erano dei cilatroni, tranne pochissimi, quelli che facevano questi film erano dei cialtroni assoluti, tagliavano le pagine al copione perché avevano finito il budget e restava solo il margine destinato a loro quindi dicevano:

'No, il film è finito'.
'Come è finito?', chiedevo.
'Non importa, vediamo al montaggio...'

Le donne dovevano essere abbastanza disponibili, se si spogliavano facevano parte del cast, se avevano velleità artistiche, no.

Rosalba Neri, Orchidea de Santis... e poi si prendevano questi comici che avevano fatto molto avanspettacolo però non erano mai riusciti a sfondare nel cinema, tipo Toni Ucci, Giacomo Rizzo. Erano divertenti, erano allegri, erano spigliati, pecorecci, così, in senso buono..... e burini, infatti Viterbury si chiamava!"

(Mario Caiano, 1933 - 2015)

 

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Parola di Orchidea De Santis [3]

 

"Ci vorrebbe l'intero spazio di un libro per raccontare tutti gli aneddoti e le curiosità dei vari decameroni a cui ho partecipato... e poi i ricordi si confondono e si sparpagliano... chissà se questo è successo in quello o in quell'altro film! Voglio dire che era come girare a catena di montaggio: se ne finiva uno e se iniziava un altro e noi attori ci rincontravamo spesso. I decameroni il abbiamo fatti in molti, erano il nostro pane di allora. E comunque ci divertivamo da matti, tranne quando le condizioni climatiche erano troppo rigide e le ore di lavoro veramente tante, anche sedici ore a volte. Che ossa ci siamo fatti con quei film! Noi attrici ci guardavano in cagnesco, vendevamo nell'altra quella che prima o poi ci avrebbe fregato la parte in un altro film (...) Come vedi sul set se non nascono storie d'amore - e spesso succede invece - non si stringono rapporti tali da approfondire la reciproca conoscenza: si vive in superficie, di sensazioni, emozioni, tutto si esaurisce in quel momento. Si maligna su quel regista, su l'amichetta del produttore che è la protagonista in quel film e non lo merita, e così via. Certo che la prima volta in cui mi sono spogliata davanti alla macchina da presa e dovevo girare parti erotiche, ero imbarazzata. Ma le scene cosiddette erotiche erano trattate in modo talmente paradossale che quello che ti ritrovavi a fare era più o meno un balletto grottesco su un giaciglio di fieno, su un letto e così via."

 

RACCONTI

I racconti di Viterbury: Christa Linder

 

Curiosità

 

La location fittizia indicata nel titolo (Viterbury) ha un'origine scherzosa, derivante dalla congiunzione tra il più noto Canterbury (riferito, ovviamente, ai racconti di Chaucer) e Viterbo, città nella quale, parte del film, è stato girato.

 

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Visto censura [4]

 

Non ha avuto vita facile, I racconti di Viterbury, quando si è trovato di fronte l'ostacolo della censura. Un primo passaggio, in commissione di revisione cinematografica, ottiene riscontro negativo quando, in data 6 aprile 1973, il film viene bocciato con la seguente motivazione:

"La Commissione (...) ritiene all'unanimità di non concedere il n.o. di proiezione in pubblico, a causa della evidente oscenità del film, svolto attraverso continue ed insistenti scene di nudo, di amplessi carnali e di linguaggio scurrile, sì da offendere il comune senso del pudore."

 

Durante la seconda revisione, avvenuta in data 3 maggio 1973, la commissione si accanisce in maniera parossistica sulla pellicola, arrivando a bandire persino l'uso del termine "batocco".

Dal verbale allegato al n.o. definitivo:

"Si (...) dispone che vengano apportati al film i seguenti tagli e alleggerimenti:

1) eliminazione, dal I° episodio, delle inquadrature dei glutei della giovane sposa vista dal didietro;
2) eliminazione delle inquadrature in cui si vede il movimento di accoppiamento tra la suocera e il genero;
3) alleggerimento sensibile della scena del dottore che, al di sotto del lenzuolo, armeggia con una pinza nella vagina di una giovane, nonchè del momento immediatamente successivo in cui il dottore stesso viene inquadrato in primo piano con la pinza in mano;
4) eliminazione, nello stesso episodio, del movimento di accoppiamento di un giovane con la giovane predetta, per far uscire dalla di lei vagina un presunto gambero;
5) alleggerimento, in diverso episodio, della scena di accoppiamento tra il contadino Nicolò e la moglie;
6) eliminazione del coito del finto vescovo in fase di movimento che si ripete due volte, nonchè le scene erotiche tra lo stesso e la giovane, viste dal buco della serratura;
7) alleggerimento della scena in cui una contadina si accoppia nel fienile con un uomo 'vergine', dopo essersi eccitata nel vedere il finto vescovo;
8) alleggerire, nell'ultimo episodio, la scena dell'uomo con la barba che si accoppia con due donne;
9) eliminazione dell'inquadratura del sedere nudo del vescovo, spogliato dai banditi.

Si invita, infine, il produttore ad alleggerire, indipendentemente dalle indicazioni di cui sopra, tutte le scene di amplessi carnali, eliminando segnatamente quelle in cui si scorgono i piedi dell'uomo tra quelli della donna. Curerà inoltre, il produttore, di eliminare dal parlato la parola 'batocco' o vocabolo analogo che ricordi il membro virile."

 

Il 7 maggio 1973 la pellicola ottiene nulla osta n. 62149 [5], uscendone fortemente compromessa e, nonostante i corposi alleggerimenti, con divieto ai minori di anni 18.

Metri di pellicola accertati: 2474, contro i 2535 originali (pari a circa 91' di durata, con tagli che in totale superano i 2 minuti).

 

 

NOTE

 

[1] L'attore che interpreta il vescovo denudato, Renzo Rinaldi, è stato, per molti anni, volto presente negli spot televisivi, avendo preso parte alla celebre pubblicità della Bistefani ("E chi sono io, Babbo Natale?").


[2] Dichiarazioni del regista rilasciate a "Stracult", puntata del 13 luglio 2009.

 

[3] Dal booklet allegato alla vhs Shendene, a cura di Davide Pulici e Manlio Gomarasca.

 

[4] Dal sito "Italia Taglia".

 

[5] Lo stesso v.c. riportato sulla vhs Shendene, che però sembrerebbe essere integrale per la presenza, verificata, di alcune scene indicate nel verbale come "da eliminare" e in considerazione della durata: il passaggio da 35 mm a VHS avrebbe dovuto incidere di circa 3'50", cioè i 91' della versione censurata, su pellicola, corrispondono a circa 87' del formato PAL.

 

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I racconti di Viterbury: Christa Linder

 

"Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!"

(William Shakespeare)

 

OST di Franco Bixio 

 

F.P. 05/06/2022 - Versione visionata in lingua italiana - VHS Shendene (durata: 89'15")

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