Regia di Klaus Kinski vedi scheda film
La vita del grande Niccolò Paganini vista dal suo lato più oscuro e contorto è lo strumento per Kinski di raccontare se stesso, tramite le sue più grandi insicurezze e perversioni. Il risultato ambiguo, per un lavoro dal punto di vista più ambiguo della vita di un grande arista, dal genio di un artista anch’esso pieno di contraddizioni e lati oscuri. Non saprei dare un valore vero e proprio al film e forse quello che gli ho assegnato è completamente sbagliato (forse in negativo o in positivo). Le idee non mancano e il ritmo c’è, tante soluzioni rivoluzionarie e tanti esperimenti per una storia contorta che sa quasi di confessione del regista stesso più che di biografia del protagonista, perché tramite Paganini Kinski racconta anche un po’ delle proprie perversioni e frustrazioni. Il problema è che non si riesce a capire se le soluzioni innovative del regista siano frutto della sua pura abilità o, semplicemente, scorciatoie per sopperire a dei limiti tecnici, gli stessi limiti che trasudano dal ritmo sconclusionato della trama e che dal lato tecnico da l’impressione di un gigantesco pasticcio.
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