Regia di Luigi Scattini vedi scheda film
Uno di quei film i cui autori pensano che gli spettatori siano dei mentecatti. Il film di Scattini accumula talmente tanti luoghi comuni che lo spettatore pensa "no, non può essere vero, non può farci anche questo". E invece sì, non c'è nessun luogo comune di fronte al quale il regista arretri, compresa una parte addirittura robinsoncrusoiana, fino al colpo fnale, quando la ragazza annuncia il fatidico "domani mi sposo, mi dispiace" che farebbe cadere le braccia alla dea Kalì. La credibilità dei personaggi si avvicina allo zero assoluto: parafrasando Nanni Moretti, domanderei alla biondina cosa cazzo faccia di lavoro per potersi permettere tutti quei lussi.
Quanto alle "interpretazioni", meglio lasciar perdere: l'unico abbastanza in parte è il povero Giacomo Rossi-Stuart, una specie di Yanez franco-martinicano. Sufficienza per Hugo Pratt e Pam Grier (ma peccato che non si tolga mai il bikini), mentre solo il ridicolo scende su tutti gli altri, dal protagonista, lo scialbissimo Steel, alla ninfetta Annie Belle, che da vestita è assolutamente insignificante. Si potrebbe dire che recita col sedere. Ovviamente il maggior colpevole dell'intera sciagurata operazione è il regista Scattini (nato a Torino nel 1927): non sarà un caso che questo "La notte dell'alta marea", girato a cinquant'anni, rimanga il suo ultimo film.
Gerardo Amato, che è Philip, il fidanzato di Dyanne, nella vita è il vero fratello di Michele Placido.
Attenzione: nella galleria fotografica FilmTv ha invertito Anthony Steel e Giacomo Rossi Stuart.
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