Regia di Mino Guerrini vedi scheda film
L’irreprensibile ingegner Valcini, superata abbondantemente la quarantina, conosce una giovane hippy che si fa chiamare Bimbi. Prende una sbandata e la sua vita, di conseguenza, viene stravolta.
Oh dolci baci e languide carezze (verso tratto dalla Tosca di Giacomo Puccini) è la doverosa attualizzazione de La voglia matta che Luciano Salce girò (e contribuì a scrivere) nel 1962: un quarantenne in crisi di mezza età si innamora di una ragazzina e prende la cosa fin troppo sul serio, vedendo la sua vita stravolta dai capricci della giovane. Questa volta, otto anni più tardi, Salce è il protagonista (e uno degli sceneggiatori, insieme a Marino Onorati, Elvy Bajardo e al regista Mino Guerrini) e la trama mette a confronto un uomo maturo e una ragazza hippy, nel segno insomma della contemporaneità postsessantottina. Nulla di sorprendente però nell’andamento della storia, per quanto principalmente orientata alla commedia, alla caricatura, e non più di tanto capace di lasciare il segno dal punto di vista della critica sociale; a fianco del discreto mattatore Salce sul set si avvicendano la semisconosciuta Isabella Rei (era stata la protagonista de La bambolona, 1968, di Franco Giraldi e con Ugo Tognazzi; dopo questa seconda prova sul grande schermo scomparirà però dalla circolazione), l’altrettanto giovanissima Rita Calderoni e ancora Fiorenzo Fiorentini e, in particine, anche Daniela Goggi e Lino Banfi. Guerrini non è mai stato un regista eccellente e nemmeno qui, dietro la macchina da presa di un prodotto dal dignitosissimo budget e dalle relative ambizioni quantomeno in termini di botteghino, riesce a lasciare il segno. 4/10.
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