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Le pagine della nostra vita

Regia di Nick Cassavetes vedi scheda film

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La recensione su Le pagine della nostra vita

di degoffro
6 stelle

Nicholas Sparks sforna best seller a manetta. Confesso la mia ignoranza in materia (non ho mai letto un suo libro e amici fidati mi hanno detto che non mi sono perso nulla), ma altrettanto candidamente ammetto che non trovo del tutto disprezzabili i tre film che finora ho visto tratti da suoi romanzi. Che sia un mio inconfessabile guilty pleasure? Infatti “Le parole che non ti ho detto”, “I passi dell’amore” e questo “The notebook”, pur patinati e melensi quanto si vuole, nel loro genere funzionano. Adattato da Jan Sardi (“Shine”) e scritto da Jeremy Leven (già regista di “Don Juan de Marco” e sceneggiatore di “Dr. Creator specialista in miracoli”, “La leggenda di Bagger Vance” e “Alex & Emma”, poi avrebbe nuovamente collaborato con il regista Cassavetes per l’altrettanto strappalacrime “La custode di mia sorella”) il film ripercorre in modo fin troppo ovvio ma comunque sincero e trasparente tutte le convenzioni della “storia d’amore impossibile” che trionfa sopra ogni ostacolo (differenze di classe, guerra, malattia, genitori aridi “che non sanno niente dell’amore” e liquidano l’innamoramento della figlia per “un pezzente” come un banale amore estivo, matrimonio in vista con un ragazzo di buonissima famiglia ovviamente adorato dai genitori di lei). Va aggiunto che, al di là dei due caratteri principali, sia giovani che anziani, il resto dei personaggi o sono appena abbozzati con gran spreco di talenti (penso per esempio a Sam Shepard nei panni del generoso padre di Noah e Joan Allen in quelli dell’arcigna madre di Allie), oppure sono rappresentati in modo ingenuo e loffio (il futuro sposo di Allie cui dà volto James Marsden ha ben poca sostanza, anche se è divertente la sua comparsa in scena, quando, tutto bendato ed ingessato come una mummia, sul letto di un ospedale, chiede all’infermiera Allie di uscire con lui). La regia di Cassavetes se da un lato riesce con intelligenza e misura a non sbracare nella retorica insopportabile, nell’enfatico patetismo o nel ridicolo involontario stile “Autumn in New York” (rischio sempre altissimo in operazioni di questo tipo), dall’altro non si fa mancare nulla del catalogo Harmony: e così vai con commoventi tramonti, romantiche gite in barca, dolci cavalcate sulla spiaggia, placide oche in volo, baracche cadenti trasformate in splendide ville con vista sul fiume, strazianti lettere d’amore spedite e mai lette, dialoghi da bigliettini dei baci perugina. Un confronto con il cinema del padre John però sarebbe ingeneroso: sia perché Nick vive in un’epoca completamente diversa sia socialmente che culturalmente, sia perché, dopo i primi due film (“Una donna molto speciale” e “She’s so lovely”) in cui invano tentava di scimmiottare il cinema di papà, si è poi convertito a opere del tutto diverse che cercassero di incrociare meglio i gusti del pubblico. Chi si accosta a “Le pagine della nostra vita” deve in ogni caso sapere a cosa va incontro. Nulla è diverso da quello che si immagina, tutti i personaggi agiscono come ci si aspetta, gli sviluppi narrativi sono ben al di là dell’ovvio e del prevedibile. Eppure il film è struggente, delicato, sincero. Non che abbia versato fiumi di lacrime ma la travagliata storia d’amore tra Noah e Allie, con continui rimandi tra passato e presente ed un finale ad hoc assai ben studiato a tavolino ma per nulla artefatto è appassionante e coinvolgente e scorre via rapida come un treno. Sarà il mio inguaribile animo sentimentale, sarà la nostalgica e calda atmosfera del sud degli Stati Uniti negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale che richiama molto cinema vecchio stampo anni cinquanta e sessanta tanto amato, sarà l’avvolgente fotografia o l’adeguato commento musicale, sarà la bella prova recitativa dei quattro protagonisti (Ryan Gosling, per la prima volta alle prese con un ruolo finalmente “normale”, conferma il suo naturale talento, Gena Rowlands si offre generosamente in tutta la sua fragilità di malata al figlio regista, James Garner è un magnifico attore che ho sempre reputato sottostimato, forse più acerba ma funzionale Raquel McAdams scoperta dal nostro Virzì nel suo “My name is Tanino”), sarà il dolce e fugace personaggio di Marta, giovane vedova di guerra con cui Noah cerca invano di consolarsi dal suo mal d’amore (la sequenza in cui Marta, dopo aver conosciuto Allie, saluta definitivamente Noah, perché ha constatato di persona quanto il suo amore per Allie sia profondo e meraviglioso è uno dei momenti più intensi del film) oppure l’ironia di alcune sequenze (su tutte quella iniziale in cui Noah, appeso alla ruota panoramica, chiede a Allie di uscire con lui fingendo di buttarsi giù in caso di risposta negativa o quella in cui Noah e Allie tentano per la prima volta di fare l’amore con Allie che, per l’agitazione, continua a parlare togliendo magia al momento). Un film zuccheroso, telefonato, forse un po’ stucchevole e ricattatorio come già il precedente “John Q”, la cui morale ben si riassume nella presentazione iniziale che Noah fa di sé: “La mia vita? Difficile definirla. Non è stata il trionfo spettacolare che avevo immaginato, ma non sono nemmeno rimasto sepolto in un buco come una talpa. Non sono nulla di speciale, su questo non ho dubbi. Sono un uomo come tanti, che la pensa come tanti e ha vissuto come tanti, non mi hanno dedicato monumenti e il mio nome sarà presto dimenticato. Ma ho amato una donna con tutto il mio corpo e tutta la mia anima, e lo considero un dono che mi ha colmato.” Proprio nel suo laccato, tenero, pulito, fresco e cartolinesco romanticismo con cui inneggia convinto all’amore eterno, “Le pagine della nostra vita” risulta assai godibile ed apprezzabile. Porsi altre domande sarebbe superfluo ed inopportuno: di fronte a questi filmoni sentimentali l’unica è lasciarsi andare alle emozioni più semplici e genuine per farsi travolgere ancora una volta da una inesauribile voglia di tenerezza. Considerevole successo di pubblico negli States dove ha incassato 80 milioni di dollari. Il lato più commerciale di “Iris” e dell’intenso “Lontano da lei” di Sarah Polley.

Voto: 6 e mezzo

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