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La guerra dei mondi

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su La guerra dei mondi

di ROTOTOM
8 stelle

Un mondo intero in una goccia d'acqua, la circolare corrispondenza del microscopico con l'infinito, la relatività dell'esistenza. Ecco l'inizio del La Guerra dei Mondi, stacco sul sole nascente dell'umanità che si trasforma nel circolo rosso di un semaforo, simbolo kubrikiano di fine corsa. E inizio della fine, circolare la storia, circolare, non c'è nulla da vedere, i poliziotti spingono la folla incuriosita dal cader di lampi ma da vedere o non vedere più nulla ce ne sarà, eccome. La storia è semplice e brutale girata magistralmente da un Spielberg senza i fronzoli, i lazzi, le trine e i merletti che hanno caratterizzato l'agghindamento filmico delle ultime prove. Strano da dirsi ma è un Kolossal con anima, d'attori, di scelte visive e tensione invece di baracconate barnumesche, con l'inserimento di alcune scene finalmente degne del nome del padrino della fantascienza, colui che forse non l'ha fatta nascere, ma crescere si. Tom Cruise come al solito granitico nel suo mestiere e Dakota Fanning forse addirittura troppo brava e la spiazzante parte di Tim Robbins confuso, spaventato e sacrificato da un Ray/Cruise senza sconti per salvare il salvabile. Scene cult di un film d'attori dicevamo ed ecco un fiume limpido, luminoso e scintillante trasportare cadaveri gonfi chissà dove di fronte ad un'atterrita Dakota che nonostate l'impegno di Cruise per preservarla dall'orrore non potrà fare a meno di viverlo e subirlo. Una pioggia di vestiti nella notte, vestiti strappati agli umani rapiti sbucciati e succhiati del sangue da parte degli invasori. Un treno passa senza controllo ad un passaggio a livello completamente in fiamme, come un corriere dell'inferno nel silenzio della folla. La lunga claustrofobica parte nello scantinato di Robbins, tesa, cupa e disperata quanto inutile, nonostante l' omicidio a scopo preventivo dettato dalla disperazione e l'elusione di due sopralluoghi alieni. Sangue poi, tanto sangue seminato al suolo, germogli alieni nutriti con il succo vitale umano, il paesaggio irrorato di plasma vermiglio dona l'aspetto spettrale della sconfitta, noi piccoli loro grandi, la fine. Invece no, gli organismi viventi più piccoli, i microbi presenti nell'aria, faranno il loro lavoro come da destino, forse presenti proprio per scongiurare pericoli come questo, a nostra totale insaputa, nel grigio del disastro un albero butta una gemma nelle cui cellule si cela l'universo intero. Circolarità si diceva. Visivamente splendido, molto meglio dell'ingenuo originale, c'è pochissimo della vena retorica Spielberghiana, non è un apologo sul mondo e la guerra, non è un pistolotto sulla famiglia o almeno non così smaccato, è un film di fantascienza, punto, dove la gente muore e alcuni si salvano, e chi è salvo teme per i propri cari, credo sia nella normalità, chi vuole vedere in questo la lezioncina di moralità buonista da parte di un miliardario, cambi film: l'esempio non è questa pellicola, a parte la scena finale consolatoria e ricolmente borghese francamente tirata al limite ma sono solo due minuti che non rovinano affatto un film realmente duro, teso e cupo, a tratti violento addirittura, molto più figlio del regista di Duel, Lo Squalo, Schindler's List che degli ultimi A.I., The terminal, Minority Report.

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