Regia di Don Coscarelli vedi scheda film
Horror bizzarro ed esoterico per il periodo della sua pubblicazione, “Phantasm” di Coscarelli è un cult dimenticato che riesce a sgomentare gli astanti grazie al suo equilibrio svampito di splatter e mistero, nonché per il sottile fascino grifagno della trama. I temi salienti del film si focalizzano sul lutto, sulla morte e sulle insicurezze che tali tragedie sono capaci di far insorgere nelle volubili ed influenzabili menti di chi è rimasto orfano in tenera età; infatti, il tredicenne protagonista, Mike (Michael Baldwin), ossessionato dalla perdita dei genitori, segue assiduamente le peripezie del fratello Jody (Bill Thornbury), temendo che la sua vita sia in pericolo. Una presenza mefitica e terrificante, identificata quale il Tall Man (l’inquietante Angus Scrimm), invero, sembra tormentare le notti insonni di Mike, materializzandosi proprio quando quest’ultimo sorveglia Jody (anche nei momenti di intimità). Chi è questo diabolico individuo? E perché pare intenzionato a chiedere un tributo di sangue? In “Phantasm” il plot è avvolto da una coltre di oscurità che, pur stemperandosi nei risvolti avanzati, mantiene una persistente atmosfera di enigmaticità. Non a caso, durante la produzione, il regista si concentrò maggiormente sulla rappresentazione delle immagini da incubo e delle scene di suspense a discapito della narrazione, la quale non celerà una certa frammentarietà per tutta la durata della pellicola... Il paesaggio nel quale si svolge la storia è un posto anarchico, dove le coppiette si appartano nei cimiteri e pure i ragazzini possono bere una birra o maneggiare un fucile; i personaggi sono sciocchi, vivaci, ingenui, stralunati, interpretati legnosamente, e nonostante questo appaiono abbastanza concreti da entrare in empatia col pubblico. Coscarelli si addentra nel macabro mettendo al centro dell’attenzione la sagoma innocua e carismatica di Mike; gli spettatori vengono progressivamente suggestionati dall’intraprendenza e la tenacia di questo audace fanciullo, il quale trascina l’adulto consanguineo e un musicista folk (Reggie Bannister) in un acheronteo viaggio metafisico: Tall Man è l’incarnazione delle più infantili e ancestrali paure degli esseri umani... Cosa c’è nell’Aldilà? E se anziché raggiungere il Paradiso o il Purgatorio venissimo trasformati in qualcosa che non vogliamo diventare? In fondo le teorie sull’altro mondo che ci vengono propinate non sono state mai provate… Il villain lascerà molti quesiti e poche risposte: tutto si mostra surreale, etereo, mentre un denso sentimento di impotenza e di presagio permea ogni tassello. Per una volta, però, i punti in sospeso non rovinano il quadro, in quanto è impossibile dare delle spiegazioni interamente delucidanti in una dimensione soprannaturale così sfuggevole ed impalpabile. Malgrado le mancanze della sceneggiatura, “Phantasm”, quindi, risulta un prodotto efficace per merito di idee agghiaccianti (la minacciosa sfera d’argento con l’arpione, il sangue “mutevole” color senape, i nani malvagi), una fotografia ruvida, flashback sinistri, tagli veloci (caotici in certe digressioni), un sound design spettrale che mette i brividi, lancinanti inquadrature dal basso e dei jumpscares ben costruiti. La violenza stravagante attirerà i fan del genere e il cinismo di sottofondo avvicina l’opera ad un lavoro di matrice europea (il che non guasta).
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