Regia di Vittorio Salerno vedi scheda film
Non è un poliziesco, perchè i protagonisti sono tre giovani impiegati in una gigantesca fabbrica di numeri. Il commissario (Enrico Maria Salerno) è l'antagonista. E' un film inquietante, un film dramatico di denuncia di un disagio morale, di un male profondo insito nella natura dell'uomo che si evidenzia in alcuni individui appartenenti alle cosidette società avanzate. Fine del senso morale, dimenticanza o abrogazione delle radici cristiane della nostra civiltà, l'uomo abbandonato a se stesso, torna ad essere bestia, animale, belva feroce e uccide. I delittii hanno sempre avuto un movente: lucro, vendetta, gelosia, raptus, omicidio su ordinazione, ecc... In FANGO BOLLENTE i tre giovani uccidono solo per reazione abnorme ad ogni piccola provocazione; e quel che è peggio non si pentono, anzi trovano l'orribile gioco gratificante. "Delitti ecologici" vengono definiti nel film dal commissario Santagà, a un meeting dal Questore di Torino. (E viene subito deriso di colleghi e inultato dal Questore in persona, il bravo Gigi Caselato)
Un società consumistica, materiaistica, edonistica, che ha dimenticato Dio, la morale cristiana, e il rispetto per il prossimo può produrre anche 'mostri'? Il film lo dimostra riproponendo fatti di cronaca nera veramente accaduti che il regista Vittorio Salerno ha raccolto negli anni attingendo ai quotidiani e periodici in edicola. (Famoso fu il 'delitto del cacciavite della metà degli Anni Sessanta: un ingegnere incensurato, vedendosi superato con prepotenza da un giovinastro nei pressi di un semaforo, scese dalla macchina con un cacciavite in mano e lo ficcò nel petto del giovane, uccidendo; si prese solo 7 anni di carcere!)
Un critico definì questo film:"Un apologo sulla violenza urbana, un pò fantascentifico, che evidenzia i mali oscuri delle società avanzate con inquietanti riferimentei alla cronaca contemporanea".
(vedi pagina)
Efficaci e appropiate le musiche di Carlo Campanino.
Sforbicerei un pochino le scene di violenza, anche se ricordo che in quegli anni, gli anni di piombo, la violenza, nei wester, nei polizieschi, degli horror nei trilling era di casa nel nostro cinema. Nel complesso un gran bel film. Perchè non si fanno più, tranne eccezioni film d'impegno civile? Perchè non si girano più film di genere?
Enrico Maria Salerno, diretto dal fratello, traccia il personaggio di un commissario di polizia il più attndibile della sua carriera di 'poliziotti', perchè è vero, dimesso, sincero, e grazie al suo intuito, titolare dell'amara verità: non sono più gli assassini ad uccidere, ma la gente comune!
Martine Brochard, straodinaria nel difficile ruolo di una donna in carriera che fa con disinvoltura 'servizietti' all'anziano Primario della Clinca dove lavora per diventare viceprimario, e quindi trascura il marito. (Joe Dalessandro) Attrice versatile, di gran temperamento, in questo film resta indimenticabile per la scena in cui il marito la uccide regalandole una torta alla panna cosparsa di arsenico e veleno per i topi. Nello stesso anno, 1975, girò LA GOVERNANTE di G. Grimaldi, da Brancati, che le valse la maschera d'argento quale miglior attrice del'anno.
Carmen Scarpitta, bravissima e misurata nello scomodo perosnaggio della moglie di un parlamentare stuprata dai ragazzi e uccisa col rostro di un montacarichi.
L'unico dei tre giovani che che ad un certo punto si pente di quelo che stanno facendo, Guido De Carli lo interpreta il ruolo 'del meridionale' in modo convincente ed incisivo.
Favoloso Gianfranco de Grassi che un pò ricorda anche fisicamente il protagonista di Arancia Meccanica, cui il film in un certo senso fa riferimento.
La migliore interpetazione nel nostro cinema di Joe Dalessandro (Tresch, Flasch...) gelido e isensibile a tutto, amorale, più che immorale, un pò folle forse perchè sciacciato psricogicamente dalla gigantesca macchina elettronica alla quale è costretto a lavorare, e della quale ne subisce la superiorità.
Buona affermazione del regista alla sua terza prova dopo LIBIDO, che diresse in coppia con Ernesto Gastaldi, e dopo No! Il caso è felicemente risolto! E' forse il miglior film diretto da Vittorio Salerno, certamente il più coraggioso.
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