Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Attenzione a desiderare la morte di qualcuno, perchè poi un Mefistofele travestito da normale cittadino comune potrebbe realizzare il nostro desiderio per poi pretendere un qualcosa in cambio, trascinando la nostra esistenza in un incubo paranoico e senza via di uscita. Come ogni essere umano, pure io desidero la parte di varie persone che mi stanno sulle palle perchè per vari motivi mi danneggiano direttamente o indirettamente, però ovviamente non metto in pratica questo precetto, anche perchè praticamente il conto dei defunti sarebbe così elevato che anche Mefistofele avrebbe paura nell'esaudire le mie richieste. A differenza del sottoscritto Guy Haines (Farley Granger) è molto più modesto, desidera solo la morte della sua consorte Miriam, che lo ha tradito varie volte durante il matrimonio e dopo aver chiesto il divorzio precedentemente, ora sembra ritrattare il proposito, poichè ha capito che il marito tramite il tennis sta guadagnando bene ed inoltre è gelosa della sua relazione attuale con Ann Morton (Ruth Roman), figlia di un ricco senatore.
L'uomo tra un bicchiere e l'altro durante un viaggio in treno confessa il tutto a Bruno Anthony (Robert Walker), sconosciuto incontrato per puro caso che sostiene di essere un suo ammiratore, il quale propone a Guy un delitto in cambio di un altro delitto; l'uccisione della moglie da parte sua ed in cambio Guy deve uccidere il padre di Bruno, in questo modo non ci sarebbero problemi con gli alibi.
Il protagonista prende il tutto come una mera chiacchierata tanto per, mentre Bruno passa al piano concreto pretendendo da Guy la realizzazione dell'altra metà del delitto, seguendo ossessivamente l'uomo per costringerlo ad adempiere al compito.
Delitto per delitto - L'altro uomo (1951) è un esercizio stilistico in cui Alfred Hitchcock si diletta con i suoi esperimenti formali nel thriller sin dall'inizio, presentandoci una delle sue ossessioni tramite il tema del doppio, inquadrando tramite un montaggio parallelo solamente i piedi di Bruno e Guy convergere geometricamente lungo rette parallele per poi ritrovarsi seduti nel treno di fronte e finalmente la macchina da presa dopo un contatto fortuito tra i loro piedi ci mostra le loro fisionomie. Guy è un tennista con una buona fama e mite nel comportamento, in sostanza una persona rispettabile mentre Bruno dietro il suo comportamento espansivo verso il prossimo, ma tutto sommato affabile, poco a poco mostra la sua indole perversa accentuata dalla sua razionale freddezza.
Un film di doppi, come i due protagonisti ma anche la sostanziale uguaglianza nell'aspetto fisico tra Barbara Morton (Patricia Hitchcock), la sorella di Ann e la moglie di Guy; Miriam, che alla lunga finisce con il mettere sempre più mentalmente in crisi la psiche di Bruno, il quale non riesce a controllare la sua indole omicida.
Il delitto è un'arte di cui si disquisice in modo naturale nei film di Hithcock ed il nostro Bruno sembra un vero esperto in materia tanto che con fare umoristico alla festa del senatore Morton, delizia alcune ospiti femminili sull'arte dell'uccidere e sul miglior modo di eseguirla rapidamente e senza lasciare tracce. L'umorismo macabro tipico del regista inglese non manca, anche nela pre delitto quando nel tunnel dell'amore un'ombra minacciosa sembra avvicinarsi dietro Miriam per poi scoprirsi che era solo una mera farsa, la quale diventerà tragica fatalità poco dopo quando la donna verrà uccisa con fredda secchezza tramite l'inquadratura nella lente dei suoi occhiali caduti. La tensione non manca come sempre nei thriller del regista inglese, così come la costruzione della suspance tramite il montaggio alternato, la figura nera di Bruno che si staglia nel bianco sconfinato dell'edificio ed il finale incalzante nella giostra che gira vorticosamente nel parco giochi; il problema è che la forma di Hitchcok in questo caso come in taluni altri film assume un valore eccessivamente virtuosistico senza sviluppare un tema che sfoci nella metanarrativa del Delitto Perfetto (1954) o nel metacinema come nella Finestra sul Cortile (1954), dove le incongruenze che si manifestavano erano subordinate alle tesi di partenza imposte dalla regia di Hitchcock, in questo caso la semplice casualità può fungere da motore scatenante della vicenda, ma non può reggere per tutta la durata del film un intreccio francamente sempre più contorto ed ingarbugliato nel dinaparsi.
La sceneggiatura scritta da Raymond Chandler soffre in effetti dei problemi tipici dei film da lui sceneggiati a cui solo Wilder era riuscito nella Fiamma del Peccato (1944) ad ovviare a ciò mettendo il "guinzaglio" allo scrittore contenendo così la sua esuberanza, cosa che Hitchcock non ha o comunque non è riuscito a fare e quindi vai di perplessità su come la polizia si concentri solo su Guy nei sospetti oppure Bruno che rivela il suo piano tranquillamente ad Ann risultando poco credibile per il personaggio descrittaci fino a quel momento. E' un peccato che Hitchcock come suo solito è si un grandissimo regista e tecnico, ma alla fine è un intellettuale abbastanza mediocre visto che non sfrutta fino in fondo le potenzialità del proprio soggetto, arrivando ad individualizzare il desiderio di voler uccidere nella sola figura di Bruno descrittaci infelicemente come pazzo, quando faceva molta più inquietudine saperlo normale cittadino comune sulla falsa riga del Ray Milland del Delitto Perfetto (1954), che finisce come l'acquisire dei connotati sempre più Mefistofelici divenendo lo specchio di un'alta borghesia perversa e corrotta nell'animo, ma si sa, Hitchcock a fare analisi sociali non è capace e quindi finisce con il ricondurre in questo film la dissonanza in un elemento fuori dall'ordinario rompendo anche con il pessimismo cupo del romanzo relativamente alla figura di Guy, per presentarci alla fine un ritratto delle classi agiate in modo rassicurante e confortevole, facendo uscire il nostro protagonista limpido e pulito, relativizzando il marcio nella figura di un "pazzo" da rinchiudere in manicomio e quindi percepito come un qualcosa di rassicurante per il borghese che guarda il film.
Giudizi sociali a parte, comunque non si può negare che ci si ritrova innanzi all'ennesimo film perfettamente inseribile come tassello nella filmografia del maestro inglese, il quale propone una serie di trucchi cinematografici, nonchè tre ottime sequenze dal punto di vista registico.
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