Regia di Russ Meyer vedi scheda film
Fanny Hill è una giovane rimasta orfana, in un paesino inglese di metà Settecento. Cerca impiego e lo trova subito, presso la casa di tolleranza di miss Brown. Ma Fanny è vergine, ingenua e non ha neppure intuito dove sia andata a finire. Riesce a schivare qualche cliente, con gran disperazione della tenutaria, e conosce infine un giovane ufficiale di cui si innamora, ricambiata, disposto a sposarla. Naturalmente miss Brown fa tutto il possibile per evitare quel matrimonio, che le porterebbe via un bel capitale.
Fanny Hill, o Memorie di una donna di piacere, è un classico della letteratura erotica britannica; scritto nel 1748 da John Cleland, il romanzo è stato censurato e bandito a più riprese in patria e simile sorte ha avuto anche negli Stati Uniti. Quando, nel 1964, Russ Meyer gira la sua trasposizione di tale testo, il libro è ancora sotto processo per oscenità, cosa che peraltro lo accomuna con il romanzo al centro di quel Seven minutes / I sette minuti che contano che il regista firmerà pochi anni dopo, nel 1971. A ogni modo qui si sta parlando di una versione di Fanny Hill in chiave comica e completamente epurata di qualsiasi velleità pruriginosa; la sceneggiatura di Robert Hill si limita a suggerire e alludere, ma non va mai nello specifico di un erotismo costantemente tenuto un passo oltre l'inquadratura. Meyer fa un discreto lavoro con gli scarsi mezzi a sua disposizione; quasi tutta la pellicola è ambientata all'interno del bordello di miss Brown, ma la storia regge anche grazie alle buone performance degli interpreti. La protagonista è Laetitia Roman, alias Letizia Novarese, italianissima e figlia dello scenografo Vittorio Nino Novarese; brava e in parte, nel ruolo della graziosa e svampita Fanny, fa valere l'esperienza già raccolta nella sua pur giovane età (era già comparsa, tra gli altri titoli, nella Rimpatriata di Damiani, in Un tentativo sentimentale di Festa Campanile/Franciosa e nella Ragazza che sapeva troppo di Bava). Miriam Hopkins, Walter Giller e Ulli Lommel compongono il resto del nucleo centrale del cast. Apprezzabile il concitato finale corale, con appuntamenti slapstick ben finalizzati; discutibile invece la scelta del titolo italiano La cugina Fanny, vagamente fuorviante (nel film tutte le ragazze che lavorano nel bordello di miss Brown si chiamano tra loro 'cugine'). 5,5/10.
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