Regia di Sergio Gobbi vedi scheda film
Una specie di horror montano, ovattato dalla neve, sulla quale aleggiano enigmatici misteri, per la reginetta del genere Agostina Belli.
È un'opera un po' sui generis, che punta sulla creazione di un'atmosfera soffusa e ovattata, quasi irreale, più che sui triti e frusti elementi del thriller / horror italiano dell'epoca, cioè sangue e violenza.
L'ambientazione montana e invernale – non certo frequente – è sfruttata in modo originale, anche con l'aiuto di belle musiche, non ruvide e aggressive. Bormio (SO) è un paese di montagna rappresentato in modo proprio non turistico, dove si vedono solo gli abitanti, e mai troppi. Qualcuno è un po' strano, qualcun altro è un orso solitario, altri ancora sono inospitali e sospettosi nei confronti di chi viene da fuori. I negozianti sono impiccioni e imbroglioni. Non manca chi è ancorato ad ataviche pratiche di magia sopravvissute nei secoli (come quelle dell'inquietante donna baffuta). E gli zingari, di passaggio in paese, fanno il resto... Insomma, Bormio è un luogo infido, dove non ci si sente accolti e sicuri, men che meno quando il fantasma di un bambino inizia a turbare la protagonista Agostina Belli.
In generale è una pellicola che ha maggiori pregi nell'atmosfera e nell'ambientazione (i quali si possono ascrivere alla regia), che nella sceneggiatura, nella trama, e nei dialoghi. Questi, scritti da Ugo Pirri, non sono sempre i più adatti alla situazione; non so se lo scrittore intendesse dare ad essi accenti irreali, ma sta di fatto che in certe frangenti essi appaiono claudicanti e strani. In generale la strana vicenda rimane un po' irrisolta e scricchiolante, incerta nella sua spiegazione.
Inoltre se la Belli e Satta Flores sono bravi, davvero non mi spiego come siano stati scritturati i due attori della coppia con tanti bambini, che vive esclusa dalla comunità del paese. Sembra davvero che siano capitati lì per caso, e recitino senza avere idea dei loro personaggi. Lui, tra l'altro, è Antonio Cantafora, quello che con “Paul Smith” aveva interpretato alcuni film-imitazione di quelli con Bud Spencer e Terence Hill. Cantafora imitava il secondo. Qui è un pesce fuor d'acqua.
Intendiamoci, questi difetti non affondano una pellicola che comunque si difende, e cattura con la sua atmosfera sospesa e irreale. Il misterioso bambino non è banale, e riesce ad essere originale e misterioso, anche grazie alla disinvolta interpretazione del piccolo attore.
Da vedere, come esempio di originale cinema italiano anni '70, non girato nelle solite Roma-Milano-Napoli. Posso anche affermare che non ho mai visto Agostina Belli così... bella come qui.
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