Regia di Mariano Laurenti vedi scheda film
Uno dei migliori decamerotici italiani, più ironico che erotico, valorizzato da un cast interessante, una buona regia (opera dell'esperto Mariano Laurenti), ricostruzione di costumi -e ambienti- curata e una significativa colonna sonora.
Medioevo. Il pittore errante Claudio Fornari (Piero Focaccia), di passaggio a Villa Santa, sosta alla Taverna Raffaello dove attira la simpatia di Caterina (Malisa Longo), piacente moglie del locandiere (Sandro Dori). Claudio è irresistibilmente attratto dalle belle donne, pertanto quanto incontra Antonia (Edwige Fenech), figlia della nobile casata Mencaglia, si propone per farle un ritratto. La bella Antonia però rifiuta le avances del pittore, ed è preoccupata perché a causa dei contrasti tra il padre Domenico (Umberto D'Orsi) e il nobile Giovanni Piccolomini (Riccardo Garrone), si vede costretta a rifiutare la mano di Folco (Romano Malaspina), giovane amante figlio appunto del Piccolomini. Claudio, con l'aiuto di Ariosto (Renato Cecilia), uomo di fiducia (e ruffiano procacciatore di femmine) del Mencaglia -in occasione di un'ambasciata sul rifiuto di cedere in sposa la figlia Antonia a Folco- si introduce in casa di Piccolomini e, puntando alla bella consorte Ippolita (Lucretia Love), si offre di permanere qualche giorno, con la promessa di restaurare un quadro di valore affisso in camera da letto del Piccolomini. Antonia, delusa dalla scelta paterna, decide di farsi monaca, ma finisce in un convento (Le piccole sorelle del dolore) ben poco ortodosso: la madre badessa (Luciana Turina) infatti, è solita ritirarsi in preghiere notturne, a suffragio dei defunti, in compagnia di questo o quel frate (perchè, a suo dire, "Il De Prufundis non lo vuole recitare da sola"). Mentre padre Pomponio (Elio Crovetto), dopo aver benedetto a suo modo la moglie del locandiere Raffaello (colpevole di avere indossato le mutande -una novità di costume, già praticata nelle grandi città- come suggerito da Claudio), scopre con certo imbarazzo che di notte, nel convento, le celle delle suore sono tutto un via vai di questo o quel frate. Intanto Folco, inizialmente deciso a partire lontano per la delusione d'amore, viene convinto da Claudio a introdursi, travestito da suora, nel convento per accoppiarsi finalmente con Antonia. In realtà, ancora una volta, il pittore mette in atto un piano che gli permette di giacere con la desiderata Ippolita.
I titoli di testa, accompagnati dalla divertente canzone La mutanda (cantata da Piero Focaccia, ovvero il pittore protagonista del film), declinano come fonte letteraria I ragionamenti capricciosi di Pietro Aretino. Ci troviamo di fronte alla prima commedia "in costume" diretta da Laurenti, che anticipa di poco un più celebre film, titolo di culto, apprezzato a suo tempo anche dal politico Veltroni (Quel gran pezzo dell'Ubalda, tutta nuda e tutta calda). E della filiera di titoli "decamerotici", questo è uno dei più curati, grazie alla professionalità di Laurenti, maestro della successiva "commedia sexy all'italiana" (non a caso naturale evoluzione dei boccaceschi) che qui si avvale di una buona sceneggiatura scritta da Carlo Veo (ispirato come già detto dall'Aretino), ricostruzione di ambienti e costumi molto dettagliati, nonché un'ottima colonna sonora opera del bravo Berto Pisano. La bella Antonia, prima monica poi dimonia, sostenuto soprattutto dalla capacità "mimetica" di Garrone (nei panni di Giovanni Piccolomini), presenta una serie di gag incentrate sulle trovate di due donnaioli orientati a cornificare il prossimo (Claudio i varii mariti, e Mencaglia la moglie).
Benché risalti il nome in cartellone della Fenech, di fatto alla bella Antonia del titolo è riservata una parte piuttosto contenuta. Mentre si spartisce -in diversi siparietti- la scena un cast interessante, nobilitato nei ruoli maschili dal sempre eccezionale D'Orsi e dallo svanito e divertentissimo (nonché fautore delle sue stesse corna) Riccardo Garrone. Ottimo, anche se castigato, il cast femminile: oltre alla Fenech risaltano per bellezza Malisa Longo, Lucrezia Love e, in brevi particine, Karin Well e Josiane Tanzilli. Mentre a fortificare il -predominante- versante ironico ci pensano la simpatica Luciana Turina e il grottesco (in un ruolo quasi subliminale) Tiberio Murgia. Se vedendo il film una voce maschile non vi suona nuova, non sorprendetevi. Soprattutto per chi, negli Anni '70 era un ragazzino. Probabilmente il timbro vocale di Actarus (il protagonista di Atlas Ufo Robot) sta riaffiorando alle vostre orecchie. Il doppiatore di Goldrake, ovvero Romano Malaspina, saltuariamente ha anche calcato i set come attore, in tal caso nei panni di Folco, l'amato -per brevissimo tempo dopo il matrimonio- della "bella Antonia"...
Citazioni
- Il locandiere Raffaello, dopo avere trovato la bella moglie in mutande, la sollecita prontamente a rimuoverle e correre dal frate, per confessare il peccato di averle indossate: "Corri, vai da frate Pomponio. Chissà, prima di avere l'assoluzione, quante volte gli dovrai baciar lu' cordone!"
Caterina bussa alla porta del convento, chiedendo a fra' Pomponio di confessarsi.
"Me dispiace. Adesso non ho tempo, perché devo aspettare la sorella del convento!"
Ma quando la donna solleva la gonna, raccontando di essersi "incartata con le mutande", il religioso rimanda l'appuntamento con la suora, trovando il tempo necessario per la -reciproca- espiazione.
- "Mo' capisco perchè lu' marito mio non ci prova più gusto. Me vede sempre senza mutande!" (Caterina)
- Claudio, dopo avere incontrato Ippolita, si lancia in una confidenza con Ariosto: "Ammazza che bella femmina!"
Replica dell'amico: "Sì, ma tiene pure nu' brutto marito!"
- Piccolomini (Garrone), in tarda serata, si precipita al convento, sicuro di trovare il figlio Folco in compagnia di Antonia. Domanda di parlare con la badessa, che si dice essere "affondata nel sonno" (in realtà tra le braccia di fra' Filippuccio/Tiberio Murgia).
Dopo qualche minuto la badessa (Luciana Turina), scomposta, si presenta: "Avete chiesto di vedermi, messer Piccolomini?"
- "Sì. Anche se lo spettacolo non è molto piacevole."
"Le corna sono appannaggio naturale del matrimonio. Come l’ombra segue il corpo, così le corna seguono gli ammogliati." (François Rabelais)
F.P. 18/09/2019 - Versione visionata: Vhs Shendene (lingua italiano - durata: 78'08")
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