Regia di Mariano Laurenti vedi scheda film
Prendendo spunto un po’ dai “Capricciosi et piacevoli ragionamenti” di Pietro Aretino e, molto liberamente dal “Decameron” di Giovanni Boccaccio, Carlo Veo scrive e sceneggia questo decamerotico con una sola idea in testa: la mutanda! L’autore romano, spronato dall’omonima canzoncina, partorisce ottanta minuti di disquisizioni sull’allora sconosciuto indumento intimo femminile (che infatti le protagoniste non portano mai), con tanto di storiella d’amore contrastato [tra Antonia (Edwige Fenech) e Folco (Romano Malaspina)] in stile “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Probabilmente, Veo, Laurenti ed i produttori avevano esaurito la fantasia nel creare il titolo “cult”, che rende di più di quello che il film dà; di certo di immaginazione ne hanno avuta molta nello scegliere Piero Focaccia per il ruolo di “stallone rubacuori”! Nel finale, il cantante romagnolo (nel ruolo del pittore Claudio Fornari) si trova tutte le sue conquiste alla finestra (ben 6!), come trofei, tutte affrante per la sua partenza e non ci viene neppure risparmiata la scena in cui seduce Ippolita [Lucretia Love (Lucretia Hickerson)]; sul letto, al posto di una statua che regge il baldacchino, vestito solo di un paio di mutande rosse (e per fortuna lui ce l’ha!)! Eppure, al suo secondo (ed ultimo) film, Focaccia non sfigura, confezionando un personaggio sornione ed approfittatore tutto sommato azzeccato. Per il resto, se si esclude la dignitosa recitazione di Riccardo Garrone (nel ruolo di Giovanni Piccolomini) e le grazie della Fenech, della Love e di Malisa Longo (nel ruolo di Caterina), è una pellicola che non si discosta minimamente dalla desolante mediocrità del genere. Girato a Gubbio (PG).
Piero Focaccia canta “La mutanda-ndà”, canzoncina lieve ed orecchiabile, scritta da Berto Pisano (Umberto Pisano) che cura anche le altre musiche del film.
“La bella Antonia… “ non è un film storico, e neppure lo vuole essere. Fare un giro per le vie della splendida Gubbio equivale a fare un emozionante tuffo nel medioevo… ma il pericolo è in agguato. Perdoneremo qualche anacronismo, in primis l’illuminazione stradale, anche perché opere ben più blasonate hanno fatto sicuramente di peggio. Ma se “… nel cuore del Trecento…” come recita la canzone, Folco si mette e parlare della Cappella Sistina, è sicuramente un fortunato preveggente, visto che verrà costruita tra il 1475 ed il 1481.
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