Regia di John Ford vedi scheda film
VOTO 10/10 Il film di John Ford è uno scrupoloso adattamento del romanzo omonimo di Steinbeck sul periodo di crisi economica conosciuto come Grande Depressione e sul dramma degli agricoltori dell'Oklahoma, che, a causa della povertà, dovettero spingersi a cercare lavoro in California. Il romanzo ebbe un grande successo, tanto da spingere il produttore Zanuck a opzionarne rapidamente i diritti e a mettere in cantiere la versione cinematografica, che arrivò sugli schermi a distanza di un solo anno dall'uscita del libro. La traduzione esatta del titolo sarebbe "I grappoli del furore", ma nella versione italiana si è perso il riferimento agricolo. Il film si inscrive nella categoria del road-movie, il film di viaggio tipico del cinema americano, mostrando in questo una certa continuità col precedente western Ombre rosse. Uno dei temi principali di questa storia è il passaggio da una civiltà di tipo rurale a quella industriale, con la conseguente trasformazione nello stile di vita da parte dei contadini e il costo del "progresso" forzato a cui essi si devono sottoporre.
La trama si incentra sui componenti della famiglia Joad: il protagonista Tom, dopo aver scontato una pena di quattro anni, si reca in Oklahoma dalla sua famiglia, ma trova una situazione molto difficile e la madre gli comunica che hanno deciso di partire per la California, poichè la terra è ormai devastata. La famiglia, composta da ben dodici persone, si sistema in un vecchio camion e parte per la meta prefissata: durante il viaggio moriranno sia il nonno che la nonna, e la famiglia dovrà superare una serie di dure prove per rimanere unita, prove che servono al regista, come allo scrittore, per denunciare l'ingiustizia e la crudeltà del sistema economico in auge all'epoca. Arrivata in California in un campo di rifugiati, la famiglia Joad trova una miseria ancor più nera di quella precedente, dove molti lavoratori vengono sfruttati per salari da fame. Dopo l'ingiusta uccisione dell'amico Casey, impegnato in attività sindacali, Tom sente affiorare in sè una rabbia sconvolgente e compirà a sua volta un'azione delittuosa che lo costringerà a fuggire, non prima di aver salutato la madre con un discorso rimasto negli annali del cinema...
E' un film che mostra un impegno sociale raro per un prodotto del mainstream hollywoodiano, dunque rivolto al grande pubblico, ed è un'opera che non è per nulla invecchiata. Rispetto al romanzo d'origine, sembra che la sceneggiatura di Nunnally Johnson abbia eliminato alcuni degli episodi più crudi e addolcito il finale, ma, anche in questo modo, le intenzioni di denuncia che sottendono la trama restano evidenti e colpiscono nel segno. Mirabile la capacità del regista di conferire un rilievo epico e insieme poetico agli eventi narrati, con molte sequenze strazianti che, però, non cedono mai all'effettismo lacrimoso che avrebbe potuto facilmente risultarne. Ford fece un film così incisivo nella presa di posizione politica per dimostrare il suo attivismo liberale e smentire chi lo accusava di essere un reazionario; fu premiato da un grande successo popolare e da due premi Oscar, per la migliore regia e la miglior attrice non protagonista a Jane Darwell, anche se, in questo caso, avrebbe certamente meritato anche la statuetta del miglior film, sicuramente di più rispetto a Rebecca di Hitchcock, che lo vinse. Dispiace molto, inoltre, che non sia stato premiato Henry Fonda come miglior attore nel ruolo di Tom: si tratta di una di quelle interpretazioni capaci di segnare un attore per tutta la carriera, all’insegna della sobrietà, della naturalezza e della mancanza di artificio, nel più tipico stile di « underplaying » utilizzato da questo grande interprete. All’eccezionale riuscita del film contribuisce la fotografia di Gregg Toland, futuro operatore di Welles per Quarto potere, con i suoi duri contrasti fra bianco e nero e un’atmosfera di potente drammaticità resa benissimo a livello visivo. Uno dei due o tre titoli essenziali nella filmografia di uno dei due o tre più importanti registi del cinema americano.
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