Regia di Claude Mulot vedi scheda film
Un esempio di "frenchsploitation" piuttosto intrigante!
Esempio piuttosto intrigante di "frenchsploitation", inquadrabile in certa corrente cinematografica minore dei settanta, non scevra di una qualche velleità autoriale, che sacrifica l'aspetto narrativo a vantaggio di una ricerca spesso spasmodica di situazioni folli e in ogni caso fuori dagli schemi.
Repentine zoomate avanti e indietro su titoli di quotidiani e riviste scandalistiche stile "Cronaca Vera", a richiamo di quelle "Rivelazioni" di polselliana memoria, introducono un espediente giornalistico da quattro soldi per consentire a una governante, già alle dipendenze di una famiglia d'alto lignaggio, di raccontare in flashback a un fantomatico giornalista una strampalata quanto tragica vicenda che la vide spettatrice passiva.
Una trama non sempre lineare ci narra di due perdigiorno che rispondono ai nomi di Julienne ed Etienne, i quali, avendo tutto da guadagnare e nulla da perdere, decidono di spassarsela con Valerie e Dauphine, due giovani signore dell'alta borghesia, in assenza, ovviamente, dei loro rispettivi e rispettabili mariti. Volendo unire l'utile al dilettevole, i nostri cercheranno poi di ricattare le due donne con fotografie compromettenti ma non tutto andrà come previsto.
Interpretato da attori poco noti, molti dei quali confluiti nell'hard e attribuito al semisconosciuto Eddy Naka, ancorchè molte fonti ne ascrivano la paternità registica al futuro pornografo Claude Mulot, il film rimane degno di nota per una serie di situazioni veramente bizzarre tipiche dell'erotismo estremo ed exploitante dei settanta.
Un montaggio anarcoide non del tutto immemore della lezione dell'acclamata "nouvelle vague" esalta con buona efficacia un'atmosfera malata e politicamente scorrettissima, un ritmo incalzante, nonchè tutti quei "folli e liberi amplessi" in completa nudità (sia maschile che femminile), figli della tanto agognata libertà sessuale e vissuta oserei dire "a pieno", contrariamente a quanto accadeva da noi, dai nostri più disinibiti cugini d'oltralpe.
Completano il quadro abbigliamenti tipicamente settantiani con immancabili pantaloni attillati e a "zampa d'elefante", camicie sgargianti ultracolorate dai giganteschi collettoni e con le nostre protagoniste che indossano con estrema disinvoltura e senza imbarazzo alcuno vestiti da uomo.
Superati i titoli di testa polselliani, partiamo con l'avventura extraconiugale in automobile e "in camporella" della ricca borghese Valerie con l'amico Max, marito della sua migliore amica Dauphine, avventura alla quale si troverà ad assistere involontariamente e casualmente il giovane autista Etienne. In tale contesto, la placida campagna francese fa dunque da cornice ideale per un cunnilingus in perfetta regola impartito da Max a Valerie mentre quest'ultima è intenta a fotografare il panorama (sic!); seguirà, in uno scontato "ribaltamento dei ruoli", una curiosa fellatio all'interno dell'abitacolo con contemporanea stimolazione delle parti intime della nostra eroina mediante la leva del cambio!!! (arisic!). Una scena che i cultori della materia non potranno fare a meno di considerare come diretta ispiratrice per quel "Triangolo Erotico" a firma del futuro pittore Antonio d'Agostino e che vedrà coinvolti la "peperina" Kathy Menard e il compianto "Tom Selleck de noartri" Manlio Cersosimo, in arte Mark Shanon, rigorosamente con una "enne" sola!
Per non esser da meno la perversa Dauphine, renderà la pariglia all'amica Valerie seducendo in una stalla il di lei marito Hugo, al quale imporrà un abbigliamento agreste, il tutto all'insegna del "...lo famo strano!".
Svelato ormai il ricatto, la bella Valerie, presa da tergo da un focoso Etienne nella magione di famiglia, farà capolino nell'ingresso della camera da letto dell'anziana madre per informarsi sul suo stato di salute ma soprattutto per assicurarsi che nulla venga a sospettare delle inopinate "scappatelle". Interpellata dall'arzilla e arcigna vegliarda circa il motivo di espressioni a dir poco stralunate, la nostra non troverà migliore scusa se non quella di essersi fatta male a una caviglia!!!
Da sganasciarsi dalle risate involontarie il tragico e straniante epilogo dagli effetti speciali ultrapoveristici e con i due malandrini ormai rinchiusi in cantina e legati completamente nudi con il pipello all'aria.
Liquidato dalla critica benpensante come una zozzeria destinata ai pulciai di periferia e alle platee di poche pretese, "Rivelazioni erotiche di una governante" è un film che ha scritto, unitamente ad autori del calibro di Jean Marie Pallardy e Jean Rollin, una pagina importante di un desiderio di fare cinema indipendente, anticonformista e antiborghese. Prodromico di un hard core prossimo a venire, trasuda e trasmette ancora oggi, in perfetta ottica libertaria e post-sessantottina, un'incredibile voglia di essere totalmente al di fuori da obblighi produttivi tendenti a ingabbiare tanto il cinema commerciale quanto quello impegnato e autoriale, in regole precostituite non sempre condivise.
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