Regia di Jess Franco vedi scheda film
Uno degli ultimi titoli frutto della collaborazione tra il produttore svizzero Erwin C. Dietrich e Jésus Franco, per un erotico in parte debitore al Clouzot de I diabolici. Insolitamente poco curato nelle riprese, può però contare sulla presenza (pressoché nuda dall'inizio alla fine) della sensuale Karine Gambier.
La contessa Edna (Pamela Stanford) seduce un ragazzo in un night per poi condurlo a casa. Lo fa non per se stessa, ma per dare compagnia alla sorella Milly (Karine Gambier), affetta da ninfomania e rinchiusa in una stanza sbarrata. Singolare metodo di cura, con la paziente seguita dal dott. Charles (Jack Taylor) che prescrive quotidiane iniezioni calmanti. Ogni volta che Milly pratica un'amplesso, provocato dalla sorella, in seguito ha sfumati ricordi, arrivando a dubitare di avere realmente vissuto l'esperienza. Di fatto, una cospicua eredità (12 milioni di dollari, la tenuta in cui vivono le sorelle e una casa in Italia) prevede che al compimento del ventunesimo anno d'età Milly -in quanto figlia minore- entri in possesso del patrimonio di famiglia. Edna, con la complicità del dott. Charles, cerca di indurre in uno stato di follia la sorella, per subentrare come unica destinataria del prezioso testamento.
Una delle ultime regie di Jésus Franco ascrivibile al periodo svizzero (seguita da un ipotetico titolo italiano che suppone certa -inesistente- continuità: Insaziabili notti di una ninfomane, 1978), al servizio di un film realizzato con il supporto di Erwin C. Dietrich, produttore ma anche autore della sceneggiatura. Buona parte del cast artistico arriva infatti dall'entourage di Dietrich, essendo composto da attori che poi compariranno nelle successive opere del regista, tipo Superporno girls in un college svedese e -pressoché l'intero cast ad eccezione della Lahaie- in Folli piaceri delle porno prigioniere. E citiamo il cast perchè di fatto è l'unico motivo di interesse che può generare questo Frenesie erotiche di una ninfomane. Soprattutto indovinata appare la scelta di attribuire alla Gambier un ruolo opposto (ovvero passivo) a quello del successivo WIP. La storia, in evidente debito con I diabolici (ma ancor più, data la prevalenza di nudo, con i sexy thriller di Lenzi, considerata anche la vaga somiglianza della Gambier alla Baker), prende piede a secondo tempo inoltrato. Con prevalenza (come ovvio dato il genere) di un erotismo spartano, accostabile al porno per insistenza e staticità, Franco dirige distrattamente, con il solo fine di riprendere una lunga sequenza di amplessi (di ambo i generi: etero e lesbo) piuttosto scontati e per nulla artistici. Sembra quasi che la regia sia, in buona parte, da attribuire a Dietrich, qui più svogliato del solito. Benché poco intrigante, anche a livello di accompagnamento sonoro, nella parte conclusiva recupera punti, soprattutto per la presenza della nudissima protagonista, costretta a mostrare le chiappe in considerazione delle continue punture alle quali è sottoposta, quando non per la rilevazione della temperatura corporea (insolitamente censita per via anale). Nella versione visionata (Satanic sisters) non vi sono comunque elementi hard, anche se i dettagli di nudo sono molto particolareggiati.
"Quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: ‘Roba mia, vientene con me!’" (Giovanni Verga)
F.P. 20/10/2019 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 86'54")
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