Regia di Arthur Penn vedi scheda film
16° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - RETROSPETTIVA ARTHUR PENN
Il giovane senza famiglia William Bonney vaga tra le lande sterili e accaldate del New Mexico, in cerca di un lavoro che possa condurlo a costruirsi una esistenza onesta.
Lo prende in custodia un anziano ed onesto allevatore, che diventa per "Billy" un qualcosa di simile alla figura paterna di cui non si è mai potuto giovare.
Quando tuttavia il vecchio rimane vittima di un agguato in cui lo stesso Billy ne esce ferito, il ragazzo deciderà di vendicarsi e, scambiato per un furfante, verrà cacciato come un impostore da una sua vecchia conoscenza, ovvero il maturo Pat Garrett, nel frattempo divenuto sceriffo di una piccola contea di allevatori.
Il film d'esordio di Arthur Penn è un piccolo western crepuscolare in cui insolitamente potente risulta lo scavo psicologico in cui la storia si concentra nel definire il suo tormentato protagonista.
Tratto dalla omonima opera teatrale di Gore Vidal protesa a fornirci una versione idealizzata del bandito-eroe, a partire dal particolare pressoché inventato del suo tiro mancino enunciato nel titolo originale, Furia selvaggia introduce un Penn trentacinquenne al cinema dopo metà gavetta televisiva. Il giovane regista getta scalpore e scontento tra le maestranze decidendo di girare con due cineprese e sconvolgendo le abitudini di una troupe per nulla disposta a sottostare ai capricci di un regista considerato inesperto.
Ma - ci racconta lo stesso Penn - la sua risoluzione vinse tutte le contrarietà al punto da restituirci un prodotto d'autore in anticipo coi tempi, e per questo piuttosto bistrattato dalla critica e ignorato dal pubblico.
Il film ottenne un suo riscatto di pubblico e soprattutto vedi critica in Europa, ove il film fu accolto da una recensione particolarmente favorevole da parte dell'autorevole critico e fondatore dei celeberrimi Cahiers du cinéma, André Bazin.
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