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San Babila ore 20: un delitto inutile

Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su San Babila ore 20: un delitto inutile

di ethan
7 stelle

L'azione si svolge a Milano, a metà degli anni '70 e si concentra attorno all'escalation di violenza di un gruppetto di quattro ragazzi di estrema destra, che gravita nella zona di piazza San Babila: si parte con corse veloci in macchina in stile 'Arancia meccanica' per bullizzare i passanti per poi passare a pestaggi e violenze nei confronti di una donna per sfociare nell'omicidio del titolo, che si riferisce ad Alberto Brasili, anch'egli un ragazzo, assassinato nel maggio del 1975.

'San Babila ore venti: un delitto inutile' di Carlo Lizzani - cineasta fortemente impegnato politicamente a sinistra (l'esordio del 1951 con 'Achtung! Banditi!' è emblematico per temi affrontati e scelte stilistiche effettuate) - è un ritratto crudo, realistico e agghiacciante del clima 'pesante' che si respirava nella Milano dell'epoca.

Lizzani opta per uno stile cronachistico, usa didascalie indicanti ore e giorni, gira gran parte delle sequenze per le strade della città, utilizza attori sconosciuti e realizza un film dall'andamento che procede, come capita in tanti altri suoi lavori, a sussulti: funziona alla grande nelle scene di azione pura (da segnalare quella da brividi con i giovani estremisti che mimano il passo dell'oca di fronte a una folla attonita, il pestaggio della ragazza amica con nessuno che interviene e l'assassinio del ragazzo, lunga e molto articolata), che non hanno nulla da invidiare ai migliori esempi di cinema action ma si smarrisce un po' quando tenta di descrivere il vissuto personale dei protagonisti, con il grossolano errore del profilo psicologico della ragazza che si aggrega ai neofascisti, che ad ogni sopruso subìto nemmeno reagisce e si rende conto, solo alla fine, con un cambiamento nel suo agire, con chi ha a che fare.

Ne esce un film disomogeneo ma vibrante, impreziosito dalla fotografia di Piergiorgio Pozzi - con prevalenza di toni scuri che sottolineano l'atmosfera soffocante - e dalla martellante, quasi sperimentale, colonna sonora di Ennio Morricone.

Voto: 7.

 

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