Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Buon film, secco, asciutto, in parte anche cattivo, uno spietato documento d'epoca su una frangia della gioventù milanese che si riuniva in Piazza San Babila per coltivare nella noia, nell'odio e nella speranza di rivincita un malinteso senso dell'onore sublimato, secondo loro nelle ideologie fascista e nazista. Il film di Lizzani descrive la giornata di quattro di questi balordi, provenienti dalle classi sociali più diverse, che si conclude con il tragico accoltellamento di un "rosso". In realtà è una vittima casuale, un ragazzo che cerca di fare le scuole serali e sta insieme a una ragazza di sinistra. Il film di Lizzani descrive i suoi sanbabilini come dei veri e propri balordi pieni di contraddizioni: partecipano alle commemorazioni dei vecchi fascisti ma li considerano palle al piede, proclamano la purezza della loro idea e informano la polizia, disprezzano la famiglia borghese dalla quale provengono e poi dicono di combattere i rossi per difendere l'ordine costituito. Uno dei quattro è addirittura un ragazzino coccolato e viziato dalla mamma che egli tratta malissimo, almeno in pubblico. In privato è un impotente che violenta una ragazza un po' tocca con un manganello e non ha il coraggio di accendere la miccia della dinamite per un attentato a una sede del sindacato. Ma Lizzani descrive senza alcuna simpatia anche i suoi rossi, studenti od operai che siano, perché il film non è un'opera di impegno politico, ma un documento sociale dell'epoca, e chissà se oggi sarebbe ancora possibile realizzare un film del genere, benché i sanbabilini siano ormai scomparsi o mimetizzati tra le varie camicie nere o verdi che ci girano intorno. La cosa più inquietante è comunque l'atteggiamento della polizia, che assiste impassibile ai massacri di matrice politica, salvo muoversi soltanto quando i camerati commettono reati comuni. E perfino i cittadini, cioè noi, non ci fanno una bella figura: tutti a godersi lo spettacolo quando i balordi attraversano la piazza mimando il passo nazista, ma pronti a chiamare il 113 quando i quattro protagonisti esibiscono dei falli di gomma tra le gambe. Ripensando al recente referendum sulla procreazione assistita, viene da pensare che purtroppo l'Italia in trent'anni non è cambiata granché.
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