Regia di Greg McLean vedi scheda film
Della presente decade, insieme a "Hostel", il dittico "La casa dei mille corpi" e "La casa del diavolo", e "Saw", si può dire che l'australiano "Wolf Creek" rappresenti, nella considerazione degli appassionati e di molta stampa,uno dei pilastri del rinnovato entusiasmo per l'horror crudo e ancor più efferato del tradizionale "slasher" nato trent'anni fa. Al di là che più che di film dell'orrore io parlerei di thriller a forte tensione drammatica, visto che purtroppo la trama presenta una verosimiglianza effettiva, il film di esordio di Greg McLean segue la sventura di due ragazze e un ragazzo in giro per le lande desertiche australiane, con visita al parco naturale di Wolf Creek, in cui c'è un cratere creato dall'impatto di un meteorite:lì tutto cambierà,perchè un guasto all'auto (che diciamolo,non convince lo spettatore....) li porterà ad incontrare un falso buon samaritano, uno del posto che fa il buffone ma ha una risatina in cui c'è un'eco troppo demente per non risultare inquietante... Girato da un regista che sembra stato a scuola da Terrence Malick nella prima parte,con la magnificenza di una Natura che può solo stupire nella sua bellezza eterna, arriva a strapazzare il pubblico nell'ultima mezz'ora, con una certa efficacia crudele. Però, benchè siano da apprezzare la descrizione della bellezza di un primo bacio,la contrapposizione di un cielo immenso e striato di colori a microcomunità zeppe di rottami costruite dall'Uomo,e un paio di mosse che fanno sì che lo spettatore metta mano alla bocca per l'orrore, l'impressione è che McLean non sappia gestire benissimo la storia, concentrandosi sull'accelerata finale e lasciando che sia scarno il profilo del killer,troppo per definirlo un personaggio ben costruito. Certo, è una pellicola che rimane impressa,sia perchè giunta ad un certo punto si permette di smontare le aspettative del pubblico facendo fare una bruttissima fine al carattere che dall'inizio sembrava quello più capace di sopravvivere, e per le diverse reazioni dei tre ragazzi ad una follia feroce e senza limiti,ma non va via la sensazione di un potenziale thriller capace di segnare una svolta nel genere non realizzato poi come si deve. Emerge,soprattutto,la sottolineatura della natura predatoria dell'Uomo se posto in un contesto in cui nessuna legge o limite può frenarlo,come indica l'immagine finale,del Cacciatore che solca verso altre sadiche "imprese" un tramonto in fiamme ma indifferente a ciò che capita sulla Terra.
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