Regia di Greg McLean vedi scheda film
“Wolf Creek” è un avvincente film australiano, a metà tra thriller e splatter. Narra della storia, vera, di due ragazze inglesi ed un ragazzo australiano, in viaggio verso la cittadina che dà il nome al film; questi incappano in un serial killer particolarmente sanguinoso. La vicenda in sé è scarna: in pratica è rappresentata da una serata in un capanno, con i tentativi dei tre di sottrarsi agli orrori dello spietato cacciatore. Il regista esordiente Greg McLean però, per rappresentare tale fatto di cronaca risalente al 1999, avendo la necessità di arrivare almeno ad un centinaio di minuti di film, decide di raccontare la parte iniziale del viaggio (inutile), la fermata ad un distributore (semi-inutile), mentre conclude il film con delle sterili e quasi incomplete didascalie sul processo al serial killer. È questo il motivo perché i primi 45’ di visione sono assolutamente scialbi, privi di tensione e, forse, perfino privi di significato. Per tre quarti d’ora, Wolf Creek è un mix tra il road movie, un film fantascientifico sugli alieni e qualche americanata (si legga il party in piscina dell’incipit). Il finale, per di più, lascia a bocca asciutta, in quanto il film è un crescendo che si blocca proprio nel momento in cui gli spettatori sono nel proprio personalissimo orgasmo visivo.
Il clou della narrazione però, ossia la parte centrale in cui avvengono le torture, è scritto bene ed èv addirittura girato meglio: le scene splatter o quelle di tensione reggono benissimo: le efferatezze nel capanno, come nel cortile e sulle strade circostanti sono davvero da brividi. Ecco perché Wolf Creek si può definire un buon film, con qualche peccato di giovinezza (l’eccessivo uso della macchina a mano, alcune inquadrature troppo didascaliche e la prolissità di alcune parti) che andranno limate col passare del tempo e l’accumularsi dell’esperienza del promettente McLean.
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