Regia di Brigitte Roüan vedi scheda film
“A tutti coloro che hanno attraversato i mari portandoci la loro ricchezza”. Il film di Brigitte Roüan si conclude con questa impegnativa dedica ai migranti di ogni dove verso il cosiddetto Occidente civilizzato. Travaux vorrebbe avere la leggerezza di una commedia alla Resnais e invece è pesante come un’indigestione a un comizio al gelo. È inverosimile, imbarazzante come i suoi momenti musical. Un unico tempo morto in attesa di qualcosa che faccia per lo meno sorridere. Grossolano nel trascinare la metafora della grande casa parigina (l’Europa) che l’avvocatessa di sinistra, impegnata e single non per scelta (perseguitata da un improbabile cliente innamorato di lei) fa ristrutturare a un gruppo di artigiani extracomunitari, per lo più improvvisati. Un gruppo vario e variopinto, descritto come una serie di macchiette, abbracciato con una carineria che puzza di razzismo al rovescio (perché essere dalla parte dei sans papiers deve voler dire accettare di farsi distruggere la casa?). E che rivela se mai, suo malgrado, il senso di colpa di una Francia ultranazionalista, a pochi giorni dalla proclamazione (auto)promozionale di Chirac del 10 maggio come giornata che ricorda la fine della schiavitù. Peggiora il quadro un doppiaggio disastroso: da noi un imbolsito e tinto Aldo Maccione parla napoletano come il commissario Winchester dei Simpson. Si salvano solo la grazia e l’autoironia di Carole Bouquet.
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