Regia di João Pedro Rodrigues vedi scheda film
J. P. Rodrigues, dopo il controverso Il fantasma, continua con Odete il proprio cammino nelle lande desolate dei rapporti umani: qui non c'è esplicitazione del rapporto carnale, ma il pessimismo glaciale è apparentemente smorzato. Lo stile resta riconoscibile e rende il regista una figura singolare e interessante, con quel procedere sostenuto, attento tanto alla materia quanto alla presenza umana/inumana; avvenimenti e azioni che paiono fuori dal mondo ma insieme incastonati nell'ambiente e nelle atmosfere; sguardo morbido anche nei momenti più crudi, che appare insieme distaccato e partecipe in questa storia (assurda e ossessiva ma perversamente coinvolgente) di elaborazione del lutto e desiderio di vita in un rapporto sessuale inverso e mascherato dall'esito sterile.
La contraddittorietà del finale (da una parte presenza della speranza e dall'altra impossibilità della maternità) dà una sensazione di amaro sarcasmo e ulteriore pessimismo, o è sterilità a sua volta? La perplessità non scema comunque il fascino del film. 7 1/2
Dalla fascetta Dolmen: Odete lavora in un ipermercato di Lisbona e sogna di avere un bambino con il suo fidanzato Alberto. Ma quando Odete gli rivela il suo desiderio, il ragazzo si allontana da lei.
Nella solitudine, l'aspirazione di Odete diventa un'ossessione. La sua storia si incrocia con quella di Rui, sconvolto dalla morte del suo ragazzo, Pedro, senza il quale la vita sembra ormai priva di senso.
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