Regia di Emmanuel Carrère vedi scheda film
LA MOUSTACHE
Tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 1986, La moustache è il lungometraggio d’esordio dello scrittore Emmanuel Carrère. Egli si era già cimentato dietro la cinepresa con il documentario Retour à Kotelnitch, che gli era valso il Premio opera prima a France Cinéma 2004. Di quella precedente esperienza il presente film serba l’incisività drammatica e il linguaggio nervoso, penetrante. Carrère mostra una naturale consonanza con la tematica noir, affrontata con piglio giornalistico, sintetico, oggettivo, ma anche con notevoli capacità introspettive, grazie alle quali riesce a coinvolgere immediatamente lo spettatore.
La moustache porta sullo schermo cinematografico un nuovo esempio di incubo urbano. L’ambientazione parigina, con personaggi della medio alta borghesia portatori di un’alienazione identitaria che è stata spesso rappresentata dal cinema contemporaneo (francese e non) – si pensi a L’adversaire, della regista Nicole Garcia, non a caso tratto da un romanzo dello stesso Carrère – ci ha ricordato subito alcune atmosfere del mirabile thriller Caché, di Michael Haneke. Più sofisticato e subdolo il film del regista austriaco, più coinvolgente e cupo quello di Carrère, entrambi hanno la capacità di tenere sospeso fino all’ultimo un pubblico incapace di venire a capo di quanto proposto dalle immagini e dalla sceneggiatura. Le pellicole sono poi accomunate da un dato di partenza, oggettivamente semplice per ambedue, da cui si scatenerà una storia dagli sviluppi complessi che travolgeranno i protagonisti, andando a scandagliare il loro passato. Ciononostante, siamo ugualmente di fronte a due storie sobrie che non ricorrono mai ad espedienti banalmente esteriori per attirare l’attenzione, ma tengono inchiodato lo sguardo e la mente di un pubblico che partecipa attivamente alla trama, grazie a processi di auto identificazione che vengono sollecitati con grande perizia dai due registi.
Particolarmente felice c'è parsa in proposito la scelta del protagonista maschile di La moustache. Vincent Lindon incarna l’immagine più del guascone sfrontato e della simpatica canaglia (avvalorate da film quali Mercredi, folle journée – Pascal Thomas, 2001 o Le coût de la vie – Philippe Le Guay, 2004) che non quella del personaggio tormentato e, pertanto, il suo incubo va tanto più a segno quanto meno ci si aspetta che egli possa esserne vittima. Emmanuelle Devos, intensa e misurata nel contempo, conferma le notevoli qualità drammatiche che le abbiamo riconosciute in tutti i film che l’hanno vista protagonista. Per entrambi il premio come miglior attore protagonista a France Cinéma 2005.
Dobbiamo invece e per l’ennesima volta rimarcare l’inconsistenza del titolo dato al film nelle sale italiane. L’amore sospetto non ha alcun senso e tradisce completamente la natura angosciosa del film che, al contrario, una denominazione diretta e immediata come La moustache sa suggerire con prontezza, senza fuorviare in nessun modo.
THEOPHILUS
6 agosto 2006.
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