Regia di Albertina Carri vedi scheda film
Jeremías e Meme sono una coppia di gemelli eterozigoti che condividono un'agiata vita borghese in una famiglia alle prese con la routine di una annoiata vita domestica e le superflue preoccupazioni di una convenzionale rispettabilità. Alle prese con i preparativi per le nozze del fratello maggiore, tornato per l'occasione in Argentina con la fidanzata spagnola, i familiari sembrano non accorgersi del legame affettivo e della eccessiva intimità che li lega. Fino a quando, prima il fratello e poi la madre non scoprono il loro inconfessabile segreto.
La 41 enne regista e sceneggiatrice argentina Albertina Carri sembra privilegiare, anche in questo terzo lungometraggio come autrice, gli aspetti legati alla vulnerabilità e complessità di una problematica dimensione familiare che rivela i sintomi quiescenti di una patologia sociale dalla sconosciuta e misteriosa eziologia oppure, per inverso, la naturale evoluzione di un rapporto eterodosso tra consanguinei di origine gemellare che condividono l'habitat reclusivo di una prolungata cattività. Benchè non sembri perseguire alcun intento didascalico (a dispetto del rivelatore documentario sui Panda che fa capolino nelle primissime scene del film) e non ostante qualche breve cenno sul contrappasso etico e sociologico di una borghesia ottusa e superficiale pronta a stigmatizzare le disfunzionalità delle classi inferiori (le gravidanze indesiderate e forse incestuose della figlia della serva), la Parri mostra una studiata abilità nel sottolineare la distanza culturale ed emotiva che sembra escludere da un contesto familiare di affettate convenzioni sociali (le piccole manie borghesi della madre, la festicciola per un figlio già sposato ad uso e consumo di parenti e amici, lo stanco tran tran del menage coniugale) l'inusitata trasgressione di una clandestina quanto naturale relazione incestuosa, senza connotarla con alcuna apparente relazione all'educazione familiare che non sia l'insistito piano sequenza che porta con reiterata ossessività alla camera da letto dei genitori.
Conformemente alla tradizione ed alla vocazione 'sociale' del cinema argentino degli ultimi anni ('La Cienaga' - 2001, Lucrecia Martel), la Parri si limita a suggerire il disagio che cova in seno alla famiglia di questa 'middle class' dell'America Latina di genitori in carriera e badanti tuttofare, da un lato mostrando le tenere effusioni di una relazione incestuosa colta come un fatto naturale e privo di connotazioni morbose e dall'altro (forse eccedendo per la fretta di chiudere) nel trauma culturale e nel dramma familiare che genera nella scena finale: le strazianti e mute urla da tragedia greca di una madre sconvolta che si risolve nel'inevitale epilogo del rimosso e dell'insania mentis (sic!). Certo così si rischia di esporsi al ridicolo (quello stesso che l'autrice sembra esorcizzare ironicamente mostrandoci il 'coup de théâtre' di una tra le più classiche soap venezuelane : la scoperta di una consanguneità tra inconsapevoli amanti) ma, si sa, chi non risica non rosica. Presentato in concorso alla 37ma Quinzaine des relisateurs a Cannes 2005 e non distribuito da noi.
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