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Factotum

Regia di Bent Hamer vedi scheda film

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La recensione su Factotum

di barabbovich
7 stelle

Lo scrittore Charles Bukowski torna al cinema grazie alla regia del norvegese Bert Hamer e alla faccia e ai modi di Matt Dillon. Quella di Dillon è l'ennesima - e forse la più riuscita - tra le incarnazioni cinematografiche dello scrittore americano, tra le quali non vanno dimenticate quelle di Ben Gazzara (Storie di ordinaria follia, 1981), Mickey Rourke (Barfly, 1987)  e Josse De Pauw (Crazy Love, 1987).
Nel film tratto da tre racconti di Bukowski (I giorni corrono come cavalli servaggi sulle colline, Ciò che più importa è quanto riesci a camminare bene in mezzo al fuoco e Il capitano e' fuori a pranzo), lo scrittore ha un alter-ego in Henry Chinaski, disposto a fare qualsiasi lavoro (il Factotum del titolo) pur di non rinunciare alle quattro cose che più lo interessano: scrivere racconti, bere, fumare e scopare. Interpretato con ironia e corporeità da un Matt Dillon in stato di grazia, Chinaski/Bokowki trascorre la sua esistenza tra topaie, bar fumosi, quartieri a luci rosse e sottoscala dei magazzini dove lavora. La voce fuori campo che punteggia il racconto per quadri, straniato e impressionistico, ci ricorda con quanta ironia e quanto lucido distacco Bukowski abbia guardato alle assurdità della vita metropolitana. Il film è dedicato alla memoria di Katrin Cartlidge, attrice inglese scomparsa prematuramente. Inspiegabilmente, una scena potente vista nei trailers (Chinaski si inabissa in uno stagno a bordo di un'auto) è stata tagliata nella versione finale del film. Nella bella colonna sonora compare anche la splendida Where breathing starts, di Tord Gustavsen, connazionale del regista.

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