Regia di Bent Hamer vedi scheda film
so a grandi linee chi era bukowski, ma non ho ancora letto niente di suo. so a grandi linee che vita ha condotto, ma tutto a livello da nota informativa a piè di pagina. il film mi è piaciuto. lo aspettavo e non mi ha deluso. il brevissimo racconto di un ubriacone che non riesce a lavorare e che vuole solo scrivere, chiavare, bere e fumare, combacia con il brevissimo film che c'è venuto fuori. chinaski guarda alla vita con quella faccia sempre in alto, con un mezzo sorriso da presa per il culo su quella faccia da bastardo cirrotico, che prende la vita come la vita sta prendendo lui. non la prende sul serio e con tanta filosofia, facendo spallucce e sogghignandoci sopra. scrive sui block-notes e quello che scrive lo riviviamo sullo schermo. periferie di grandi città, fabbriche, tavole-bar e rognosi bar mezzi vuoti dove lap-dancer strabilianti, danzano per due mosconi di cui uno stramazzato sul bancone. un mondo che pullula di uomini ubriaconi e di donne loro simili che si trascinano sorreggendosi vicendevolmente fino a quando non si possono più vedere e sopportare. fa piacere vedere che un matt dillon "invecchi" artisticamente così bene e "invecchi" fisicamente altrettanto bene. una performance la sua da applauso e si fa fatica a riconoscere in lui il ribelle degli anni 80. degna socia la lily taylor dei tempi migliori financo bella nelle sue mini sbrindellate, i capelli mesciati e i tacchi da non starci su. un ritmo quasi alterato da una leggera ubriacatura, quello scelto dal bent hamer del delizioso kitchen story, dove all'idea di svegliarsi accanto al chinaski dilloniano con addosso solo la magliettina a "V" non sarebbe sicuramente un cattivo risveglio.
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