Regia di Bent Hamer vedi scheda film
Un piccolo, “grande” film denso di emozioni. Il regista norvegese Ben Hamer dopo l’interessante Kitchen Stories si conferma un ottimo “raccontatore per immagini” con questa esemplare trasposizione delle derive alcolico/letterarie, dei furori iconoclasti, delle asprezze e delle rabbiose impennate fra eccessi e intemperanze, del mondo (e della personalità da dropout) del grande Charles Bukowski, traendo la necessaria ispirazione dal romanzo omonimo (e quindi sublimando l’immagine dello scrittore nel suo alter ego letterario, Chinaski). Hammer è ben coadiuvato nella non facile traduzione visiva di questa particolarissima poetica (che può essere considerata anche una estremizzata filosofia di vita e di approccio all’arte) da un gruppo di attori in stato di grazia, tutti perfettamente in parte e “fisicamente corrispondenti”, a cominciare da un ottimo Matt Dillon, adeguatamente appesantito e “randagio” (forse non sufficientemente “devastato”, ma assolutamente credibile). Una prova maiuscola la sua, che conferma l’impegno e la crescita dell’attore, alle prese con una figura tutt’altro che facile, e capace qui (come del resto era già accaduto forse in maniera ancor più persuasiva, nel tratteggio del discutibile e ambiguo poliziotto di Crash) di delineare con una precisione che oserei definire “chirurgica”, i connotati e il carattere di un personaggio borderline colto in divenire fra sbronze e “disastri lavorativi" di non facile contenimento, in queste “storie e momenti di ordinaria follia”. Ancor più convincente ed apprezzabile la strepitosa prova offerta da Lili Taylor (i duetti fra i due sono la parte più godibile del film) “emarginata” tipicizzata ed esemplare che ha dalla sua anche il non indifferente supporto di una “immagine” fisica di maggiore e assoluta aderenza visiva rispetto a Dillon, capace per questo di “riempire” lo schermo fin dalla sua prima apparizione, con quel fisico “sgraziato” e asimmetrico quasi caricaturale, segnato e “corroso” che rappresenta una sua caratteristica peculiare. “Grandiosa” quella sua camminata in “bilico” (e non sono solo i trampoli altissimi di impossibili calzature a renderla periclitante!!!) resa ancor più astrattamente “mirabolante” e “stranita” da quello sguardo perennemente proteso in avanti, al tempo stesso “deciso” e “assente”, quasi perduto (smarrito) in quella nebbia sempre più densa ed acre di sigarette fumate con voluttuosa caparbietà fra un gotto ed una vomitata liberatoria, che sembra avvolgere ed ottundere questa eroina patetica e disincantata fuori da ogni schema e convenzione.
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