Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Film dalla inesorabile progressione drammatica, crescente in maniera impercettibile all'inizio, poi addirittura deflagrante e insostenibile a metà pellicola, nelle scene del mancato linciaggio.
Fritz Lang, alla sua prima opera in terra americana, gira un poderoso atto d'accusa contro la folla indistinta e la sua necessità di giustiziare un individuo più per un innato gusto di sadismo e cattiveria che per un bisogno di far giustizia.
Altri suoi temi classici sono l'innocente accusato di colpevolezza, il caso e la vendetta.
Notevole l'uso dei dettagli - l'anello, le noccioline in tasca, la notizia letta sul giornale - nella prima parte, del montaggio, con inserti di ironiche inquadrature di galline, a simboleggiare la stupidità della gente, serratissimo nella suddetta tragica scena del linciaggio, culminante nell'esplosione della prigione ed infine, nella parte processuale, del primo piano dei vari attori.
Grandiosa la prova di Spencer Tracy, nel ruolo principale dell'uomo comune che, trascinato dalla furia dagli eventi, si trasforma in un vendicatore implacabile e del solito stuolo di caratteristi di cui il cinema americano è sempre stato ricco.
Da segnalare Sylvia Sydney, fidanzata del protagonista, il grande Walter Brennan, in qualità di aiutante dello sceriffo e Bruce Cabot, uno dei capi della folla inferocita.
Unico neo, non ascrivibile all'autore in quanto imposto dal produttore Joseph L. Mankiewicz, è il finale che mitiga parzialmente la potenza della messa in scena langhiana.
Voto: 9.
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