Regia di Fritz Lang vedi scheda film
L’immagine della normalità: due fidanzati guardano la vetrina di un negozio di arredamento e sognano la loro futura casa. Poi la tragedia: lui viene arrestato per il sequestro di una bambina (lo tradisce la passione per le noccioline, che condivide con il colpevole), la folla inferocita travolge le guardie dello sceriffo e dà fuoco alla prigione. L’uomo, miracolosamente scampato all’incendio e al linciaggio, decide di vendicarsi: si limiterà a restare nascosto (anche alla fidanzata) e lascerà che la giustizia faccia il suo corso, processando i responsabili della sua presunta morte. Magnifico esordio americano di Lang, che prosegue il discorso su colpa e pena impostato con M (1931) e destinato a culminare nel capolavoro La donna del ritratto (1944). Ogni uomo è potenzialmente un criminale: sia il mansueto protagonista (che Tracy, con la sua faccia paciosa, incarna alla perfezione) sia i semplici cittadini trasformati in belve (significativa la scena in cui, costretti ad assistere al video che li ritrae in azione, gli imputati non riescono a riconoscere sé stessi in quei visi stravolti). Il lieto fine frettoloso non attenua la forza morale del film.
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