Regia di Eran Riklis vedi scheda film
Che bello questo film. E' una di quelle opere profondamente umane, che sanno destreggiarsi tra temi e realtà scottanti e delicate senza scivolare in burroni ideologici o prendere una parte dove c'è ben poco da prendere. Il Medio Oriente è un crogiolo di tensioni di ogni tipo, rancori, rivendicazioni, guerre, vecchie ruggini, desideri di vendetta, ingiustizie, che formano una polveriera sempre pronta ad esplodere. Pochi sanno parlarne con equilibrio, buon senso, e prospettare una soluzione che non sia la vendetta o la guerra.
Il film parla di vicende umane e sentimentali, nelle quali si rispecchiano pesantemente le tensioni politiche e sociali dell'area tra Israele e Siria. I rapporti tra le persone sono ostacolati, in modo in realtà evitabile, dalle diatribe tra i due paesi. Le divisioni si insinuano nelle famiglie, tra marito e moglie, tra padre e figlio. Sullo sfondo c'è anche una cultura dove i matrimoni sono così combinati che i due sposi neppure si conoscono, dove non ci si può innamorare di un membro della fazione opposta, e dove l'onore all'interno della comunità del villaggio è tutto. L'unica via d'uscita, sia sul piano politico che quello privato, sembra essere un po' di buona volontà, o un po' di semplice bontà. Le persone devono venirsi incontro, perdonarsi, darsi una mano anche tra nemici, mettere da parte l'orgoglio lasciando intatta la dignità. La burocrazia, con l'ottusità dei suoi funzionari, non garantisce un bel niente e solo schiaccia le persone. E' un meccanismo cieco, kafkiano, la quale impone assurdi ostacoli che è impossibile scavalcare (a meno che il funzionario non abbia un po' di buon senso). Se si aspetta la soluzione dei problemi dalla burocrazia stiamo freschi; bisogna farsi coraggio e pungere con uno spillo il drago gonfiabile.
Tutti i personaggi sono credibili e definiti con pochi ma efficaci tratti. Anche quelli secondari lasciano un segno, come il figlio intrallazzatore e donnaiolo e la corcerossina francese. I sentimenti sono molto presenti nel film, anche se poco espressi a parole. Gli attori sono tutti bravi. Il film è stato finanziato anche dall'Israel Film Fund e dall'Israel Film Council, a riprova della sensibilità e dell'imparzialità con cui la pellicola parla dei drammi che si vivono in quelle regioni.
**** SVELAMENTO DEL FINALE **** - La scena finale, secondo me, non è chiarissima nel suo significato; ci si arriva, ma bisogna ragionarci un po'. Come l'ho capito io, la sposa approfitta di una distrazione della guardia del confine per andare semplicemente dall'altra parte dando un calcio ai grovigli burocratici. Qualcosa non funziona nelle inquadrature e nel montaggio, sicché il significato è un po' sfumato. E' un piccolo difetto, comunque.
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