Regia di Sergio Citti vedi scheda film
Citti ha stile, personalità e tratti di genialità e questo film lo dimostra in pieno. Non è tanto quel che racconta ma il come lo fa; il teatrino improvvisato in carcere, la voce di Rosario Fiorello che emula un radiobollettino carcerario con tanto di pubblicità (il personaggio sarà poi ripreso nella gustosa imitazione dell'avvocato Taormina), le risate sguaiate che fanno da sottofondo a tutto, lo spettacolino di Serpente, i dialoghi e le scene ai limiti del surreale con la splendida venere nera e soprattutto il processo finale ai limiti della farsa. Insomma un bestiario variopinto e caricaturale di quello che è il campionario più banale di personaggi disadattati o comunque infelici. Deve piacere lo stile di Citti ed i suoi richiami ai temi cari a Pasolini per apprezzare in pieno questo lavoro che in ogni caso ha una sua dignità artistica in termini assoluti. Bravi i protagonisti sebbene Amendola sembri fuori luogo in alcuni frangenti.
Il suo stile pervade tutto il film e lo eleva da uno status altrimenti mediocre.
Adatto al ruolo e tutto sommato anche al contesto, ricordando (non si capisce se volutamente o meno) certi attori non professionisti reclutati da Citti per le sue Storie Scellerate.
Discretamente bravo ed adatto al ruolo.
Al di là dell'impressionante bellezza, se la cava anche in sede recitativa.
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