Regia di Sergio Citti vedi scheda film
Il punto di raccordo fra Pasolini e Citti è il tocco diverso, la maniera differente di prendere un racconto, anche se il terreno è lo stesso. Con Citti viene fuori un'ironia serena ed ipotetica, la tragedia viene scansata, senza però offuscarla. Le sue storie sono sempre godibili e con dei spunti originali, che hanno fatto di questo autore una cosa a sè. Molti attori hanno dato la loro disponibilità, ma non certo le distribuzione che si sono sempre estraniate, procurando dei veri e propri black-out con le opere di questo regista, e questo è un caso del genere. Il film, con dei difetti da limare, ma che mai raggiungono il livello dell'invedibilità,poteva essere distribuito senza problemi, perché offre, nel suo candore, dei bei minuti di divertimento e riflessione: originale la contrapposione fra vita di carcere e vita quotidiana. Una certa aria misogina non deve ingannare sul vero significato del film.
Due uomini si incontrano in carcere e qui scoprono il vero valore dell'amicizia.
Be l'attrice ci sta di casa in questo tipo di operazioni, e fa la sua parte da giudice
Davvero ragguardevole fisicamente, fa il suo rulo in maniera disarmante e pericolosa
Parteciapzione un po' diseguale, per quest'attrice che è partita con un potenziale espressivo ottimo, ma che poi si è arresa a compromessi sciocchi che le hanno incrinato la sua carriera
Un attore veramente eccelelnte,una sensibilità che affascina e fa rimanere incantati e per questo ruolo perfetto
Una delle sue ultime cose guardabili, oggi meglio dimenticarselo
Un idea originale, godibile, che il regista affronta coinvolgendo in pieno i suoi attori. Non è un regista naif, anzo molto ironico ma anche sentimentale
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